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La nave italiana che trasporta il ghiaccio più antico al mondo: la missione che fa la storia

Luca Puccini
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A vederla così sembra una nave normale. Con la chiglia rosso fuoco che è la prima cosa che noti anche perché la Laura Bassi, il più delle volte, galleggia sopra uno strato di ghiaccio immacolato. Ma di normale, questa imbarcazione da ricerca, varata nel 1995, con pescaggio di 6,15 metri e un’autonomia di sessanta giorni, ha niente. A cominciare dal suo attuale carico: il nucleo di ghiaccio più antico della Terra. Sì, sembra un enorme “freezer” (gli scienziati ci perdoneranno, ma rende l’idea), coi contenitori repertati e accatastati gli uni sugli altri. Temperatura del container: meno cinquanta gradi. Oggetto a bordo: “ghiaccioloni” estratti al Polo Sud da una trivella che ha penetrato in profondità fino a 2.800 metri e che ha, in questo modo, sfiorato la roccia del continente antartico. Praticamente uno degli elementi più preziosi che ci siano per studiare le varie ere geologiche e capire un po’ di più la storia climatica del pianeta blu. Ossia il nostro. È in viaggio verso l’Europa, l’italianissima Laura Bassi.

Con le sue carote di ghiaccio in grado di tornare indietro nel tempo per milioni di anni. Approderà a Ravenna il prossimo 16 aprile e da lì proseguirà verso Bremerhaven, in Germania, dove ad attenderla ci sarà l’istituto di ricerca Alfred Wegener che è specializzato (manco a dirlo) nelle analisi del materiale proveniente dai poli. Il progetto alla base di tutto si chiama “Beyond epica oldest ice” ed è finanziato dalla Commissione europea e coordinato dall’Istituto di scienze polari del Cnr. Epperò è diventato possibile grazie a lei, a questa barca che ha ospitato per tre mesi un team di scienziati, i quali hanno sfruttato le “miti” temperature estive dell’emisfero australe (media della stagione: meno 35 gradi, non proprio un clima da spiaggia) per estrarre i campioni di ghiaccio che finiranno sui tavoli delle più rinomate classi di ricerca del Vecchio Continente (oltre che in Germania anche in Svizzera, in Gran Bretagna, in Francia e, ovviamente, in Italia: noi siamo in prima fila con l’università Ca’ Foscari di Venezia, la Bicocca di Milano, l’Istituto Cnr e l’università di Firenze).

 

 

Non è semplice, non è neppure subito fatto: trasportare del ghiaccio per mezzo mondo, cercando di tenerlo integro il più possibile. Ma la sfida è di quelle da affrontare perché i campioni della Laura Bassi potrebbero svelarci, per la prima volta nella storia, dati che non abbiamo ancora compreso fino in fondo. Dall’atmosfera terrestre alle concentrazioni di gas serra: una sorta di cartina di tornasole (congelata) di ciò che è venuto prima di noi e che, per questo, può spiegare cosa verrà dopo. Non è semplice ghiaccio millenario quello estratto a Little Dome C (uno dei posti più remoti del globo), è una provetta di dna terrestre trattata con macchinari specifici, di ultima generazione, da addetti ed esperti bardati con tute da sci e guanti termici e, se serve, una lampadina attaccata alla berretta di lana per far luce di notte.

Una squadra (internazionale) di sedici scienziati affiancata da un ottimo personale logistico: è questo l’equipaggio della Laura Bassi che vede ben dieci Paesi europei rappresentati (sulle pareti del “laboratorio” ci sono anche le bandiere, quella italiana è proprio nel mezzo). «Siamo impazienti di ricevere i campioni e iniziare questo affascinante viaggio nella storia della Terra», racconta, mica a caso, il docente della Ca’ Foscari Carlo Barbante, «durante l’ultima stagione di perforazione abbiamo raggiunto un traguardo straordinario. Negli ultimi giorni abbiamo definito il piano per le future analisi che ci permetteranno di ricostruire la storia del clima degli ultimi 1,2 milioni di anni e forse anche di periodo climatici ancora più remoti». Il progetto “Beyond epica” ha l’obiettivo, infatti, di trovare informazioni sulla transizione del medio pleistocene che, sintetizzando, è stato il passaggio da periodi glaciali di 41mila anni a cilci assai più ampli di 100mila. La ragione per cui è andata così è ancora carica di mistero (scientifico). Forse per poco.

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