
Sharon Verzeni, clamoroso: Sangare nega tutto. "Non sono stato io, ecco la verità su coltello e vestiti"

Ha ritrattato la sua versione Moussa Sangare, reo confesso dell'omicidio di Sharon Verzeni, uccisa a coltellate a Terno d'Isola la notte tra il 29 e 30 luglio del 2024. Lo ha fatto nel corso dell'udienza durante la quale è stato nominato il perito incaricato di decidere se l'uomo è capace di intendere e di volere al momento del fatto e la sua capacità di stare in giudizio. "Non è vero, non sono stato io", ha detto al temine dell'udienza.
"Non ci sono ancora prove che mi fanno colpevole su quel fatto", esordisce Sangare davanti alla Corte d’Assise del presidente Patrizia Ingrascì, che gli concede la parola. E ad ascoltare queste parole, in fondo all'aula, lo ascoltano anche il padre della vittima Bruno Verzeni, la sorella maggiore Melody e lo zio Ernesto Verzeni. Sangare sostiene, come riporta il Corriere, che il coltello sepolto in riva all’Adda fosse quello che usava per i barbecue con gli amici e che sì, certo, i suoi vestiti ripescati dai sommozzatori li gettò lui nel fiume. Ma per paura di essere riconosciuto dal vero assassino: "Questa persona mi ha visto".
"Ci vuole coraggio a pronunciare quelle falsità", le poche parole pronunciate da Ernesto Verzeni a margine dell’udienza, mentre per il padre e la sorella (sono parti civili insieme alla madre, al fratello minore e al compagno Sergio Ruocco), parla l'avvocato Luigi Scudieri: "Prendiamo atto della ritrattazione dell'imputato - dichiara il legale -, mi sembra che oggi abbia dimostrato la piena capacità di difendersi a processo. Ha ricordato molto bene tutto quello che ha fatto, evidentemente è un soggetto assolutamente lucido, a mio modo di vedere".
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