
Garlasco, ecco il pigiama di Chiara Poggi imbrattato di sangue: immagini forti

Per cercare di arrivare al vero killer (o ai killer) di Chiara Poggi- uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 - oltre a risentire i testimoni, gli amici e i parenti della 26 enne, sarebbe stato fondamentale ri -analizzare tutti gli oggetti presenti sulla scena del crimine. O che, comunque, abbiano fatto parte dell’inchiesta. Un lavoro che, però, sarà impossibile realizzare con completezza perché molti dei reperti di questo intricato e discusso caso, presenti all’ufficio corpi di reato del Tribunale di Pavia, sono stati smaltiti nel 2022 e sono, dunque, andati distrutti (come avviene spesso in queste situazioni con sentenze definitive) malgrado l’opposizione degli avvocati di Stasi al provvedimento di confisca emesso dalla Corte d’Assise di Appello di Milano.
I legali chiesero che il loro assistito potesse recuperare i beni di famiglia sequestrati come le tre biciclette, alcuni attrezzi di lavoro, oggetti vari e tutte le scarpe comprese le famose “Lacoste”. Non solo. L’avvocato Giada Bocellari, sempre nello stesso documento, chiese anche di non procedere alla distruzione di alcuni elementi legati alla famiglia Poggi («affinché possano essere sottoposti ad eventuali ulteriori esami che l’evoluzione tecnico-scientifica dovesse consentire di svolgere in futuro»), come gli indumenti e gli oggetti indossati da Chiara al momento del delitto, una sedia della cucina e il tappetino del bagno a pianoterra.
Richiesta, questa, che però venne presa in considerazione solo per quanto riguarda i reperti di Stasi, ma non per quelli dei Poggi («richiesta respinta per la sua valenza del tutto ipotetica). Il risultato, così, è che buona parte del materiale che sarebbe potuto tornare utile per nuove ricerche- gli investigatori stanno raccogliendo più dettagli possibili per ricostruire e verificare la posizione di Andrea Sempio, nuovo indagato per concorso in omicidio - è stato restituito ai proprietari (tipo il computer sul quale avrebbe giocato ai videogame Sempio assieme a Marco Poggi, fratello della vittima, e sulla cui tastiera, che non è noto se sia stata trovata o meno, ci sarebbero tracce riconducibili all’indagato) con il rischio che sia andato perso, oppure è stato direttamente distrutto: non sarà possibile, per esempio, riesaminare il pigiama rosa con la scritta “Joy fruits” indossato da Chiara, ma nemmeno altri indumenti della ragazza.
Già, gli oggetti del delitto di Garlasco. Tanti quelli che sono diventati iconici, molti quelli che forse sono stati sottovalutati. Qui, nelle fotografie di queste pagine, trovate i principali reperti che hanno caratterizzato questa intricata e controversa vicenda. Dalla scala insanguinata in cui è stata trovata Chiara agli indumenti che la ragazza indossava, dalle scarpe di Alberto alla famosa bicicletta, dal dispencer del bagno al tappetino fino al telefono fisso al quale Sempio, il nuovo indagato, aveva chiamato tre volte pur sapendo che il suo amico Marco, fratello della vittima, era in vacanza.
La speranza, però, è che ci siano altri elementi da recuperare (sempre che non siano stati distrutti) nell’archivio dei Ris di Parma o nell’università di Pavia. Per riscrivere la storia di una vicenda che, dopo anni di discussioni, dubbi, errori e sentenze ribaltate, nel 2015 sembrava chiusa dopo la (discutibilissima) condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di carcere. Ma che ora, a sorpresa, è stata riaperta.
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