
Giuseppe Conte, altro fango su Meloni: "Come le cavallette, lei primo dazio", travolto sui social

Giuseppe Conte non perde tempo e prova a vincere la gara di chi la spara più grossa sul premier Giorgia Meloni. "Qui è allarme rosso totale, non c’è più tempo. Oggi compie due anni il crollo dell’industria italiana: 24 mesi consecutivi di caduta libera della produzione industriale. Siamo tornati ai livelli del Covid - senza che ci sia un virus o una pandemia tra noi - vanificando la virtuosa ripresa che avevamo costruito", scrive il leader del M5s su Facebook. "Pensate come saremmo messi senza i 209 miliardi che noi abbiamo riportato dall’Europa. Stanno così uccidendo le nostre eccellenze, la nostra manifattura, che arriva in agonia di fronte al possibile tsunami dei dazi. Purtroppo il primo dazio ce l’abbiamo in casa e si chiama Giorgia Meloni: con questa presidente che non doveva ’disturbare chi vuole fare siamo arrivati a 26 mesi su 27 di imprese col segno ’menò sulla produzione. Non hanno fatto una misura per la crescita, hanno devastato le misure come Transizione 4.0 con cui avevamo dato una spinta su innovazione e energia alle imprese, sono rimasti a guardare mentre gli imprenditori italiani pagavano il 40% in più sulle bollette rispetto a quelli degli altri Paesi europei, mentre raddoppiano i lavoratori a rischio ai tavoli di crisi. Questi incapaci al governo sono peggio delle cavallette, ma nessuno chiede scusa o si dimette", aggiunge cercando argomenti per attaccare palazzo Chigi.
"Pensano solo a investire 30-35 miliardi a debito in più in armi. Addirittura il ministro Urso pensa a come trasformare la filiera dell’automotive per passare magari dalla produzione di automobili a carriarmati e missili. In queste settimane il Movimento 5 stelle avvierà incontri urgenti con le imprese, con le rappresentanze delle grandi aziende e delle tantissime piccole e medie imprese dimenticate da Palazzo Chigi: bisogna portare con grande forza la loro voce in Parlamento e fermare questa crisi", conclude. Ma sui social in tanti lo gelano subito ricordandogli i disastri del suo governo con il Superbonus: una voragine sui conti pubblici.
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