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Garlasco, Andrea Sempio: "Chiara Poggi? Una bella ragazza, ma..."

Claudia Osmetti
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Capelli tagliati corti, barba appena accennata: il nome di Andrea Sempio (ri)fa capolino nell’indagine sul “caso Garlasco”. «È allibito e sconvolto», si limita a dire il suo legale, l’avvocato Massimo Lovati, «non regge il colpo. È distrutto e ha addirittura chiesto le ferie dal lavoro». Ha 37 anni, oggi, Sempio. Ne aveva appena diciannove in quella maledetta estate del 2007 quando Chiara Poggi venne assassinata nella villetta a due piani di un piccolo Comune di neanche 10mila abitanti in provincia di Pavia. A casa Poggi la sua era una faccia nota, era amico di Marco (il fratello minore di Chiara) che gli è sempre stato vicino, anche ai tempi della prima iscrizione nel registro degli indagati.

Balzo in là di dieci anni sui fatti: è nel 2017 che Sempio viene accusato per la prima volta. I sospetti sudi lui nascono da un esposto di Elisabetta Ligabò, la madre di Alberto Stasi (il fidanzato della ragazza che, invece, è stato condannato in via definitiva a sedici anni di carcere: Stasi si trova tuttora detenuto nel penitenziario milanese di Bollate) e l’ipotesi che si fa strada è che Sempio si fosse invaghito di Chiara. Lui, da sempre, nega, anche se la difesa di Stasi chiede di approfondire le tracce di dna ritrovate sotto le unghie della giovane 26enne laureata in Economia. «Non la conoscevo», sostiene Sempio in un’intervista rilasciata alla trasmissione Quarto Grado di qualche anno fa, «l’ho incrociata qualche volta in casa. Me la ricordo come una ragazza bella, avvenente. Con lei avevo un rapporto puramente di cortesia: ci incontravamo in casa, ci salutavamo e fine».

 

 

 

Nello stesso periodo (cioè nel 2017) Sempio lavora al banco di un negozio di telefonia della provincia pavese e vive ancora a Garlasco, assieme ai suoi genitori. Oggi fa l’impiegato, e ha davanti a sè una nuova accusa, quella per omicidio in concorso con altri ignoti oppure proprio con Stasi. Giovedì sarà obbligato a sostenere un prelievo coatto di dna che avrà luogo nella sede della Scientifica dei carabinieri di Milano e avverrà con l’esame salivare e un tampone. «Andrea è un ragazzo a posto», commentano otto anni fa alcuni coetanei di Garlasco “intercettati” dalla stampa che ha sempre tenuto alta l’attenzione (come è giusto che sia) sul delitto di Chiara. Nel 2017 il decreto di archiviazione che stralcia la posizione di Sempio si risolve con un documento di dieci pagine firmato dal gip Fabio Lambertucci: «Se è non condivisibile ma umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie ci si deve tuttavia arrestare di fronte all’inconsistenza degli sforzi profusi. Non residuano», si concludono le carte, «elementi indiziari a suo carico».

 

 

 

Sempio, in passato, racconta anche di non aver mai incrociato Stasi, nonostante entrambi (e questo sì, è pacifico) frequentassero abitualmente la villetta dei Poggi in via Pascoli. È, invece, tra le prime persone che sono state ascoltate dagli inquirenti subito dopo l’omicidio. Ora, a distanza di diciotto anni, un esperto di genetica potrebbe riaprire l’inchiesta grazie a una nuova tecnica per l’estrazione e l’analisi del (ancora) Dna e a due recenti consulenze (una della difesa di Stasi e una dei pm).

 

 

 

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