
Quelle ossa sacre che conducevano al Paradiso

Il Medioevo, di norma, è rattrappito dai pregiudizi di quanti, ubriachi d’illuminismo, considerano come “bui” secoli al contrario densi di quei progressi culturali e tecnici senza i quali non avremmo avuto il Rinascimento e la rivoluzione scientifica.
Anche il culto delle reliquie è, ça va sans dire, parte integrante di questa demonizzazione dell’Età di Mezzo. S’ignora che la società medievale, nelle sue varie fasi e alle sue diverse latitudini, aveva sicuramente una percezione più profonda del sacro, un contatto molto più vivo e diretto con la morte di quanto non accada oggi. Una speranza di una vita migliore in Paradiso e, al contempo, il timore di un Inferno, mitigato dalla invenzione del Purgatorio.
LA STRADA VERSO DIO
Tutto questo rendeva le reliquie un punto fondamentale per l’itinerario verso Dio, ricordando (come fa la Chiesa con fermezza) che le reliquie sono uno strumento per condurre l’uomo verso il divino ma non sono certo il divino.
Delle storie relative alla circolazione incessante delle reliquie nei secoli, di cui furono protagonisti non solo santi e uomini di Chiesa, ma anche sovrani, condottieri, donne straordinarie, nobili e gentaglia assortita (pirati, ladri e abili millantatori) ci fornisce un’ampia narrazione il saggio Sacre ossa (Laterza, 312 pagine, 19 euro) di Federico Canaccini (...)
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