
Ramy, fuga dalla polizia e speronamento: la sentenza che cambia tutto

Altro che storie. Se scappi all’alt di polizia, sei tu a sbagliare e non certo la pattuglia che ti sperona per acciuffarti. Lo ha deciso la Corte di Cassazione nei giorni scorsi con una ordinanza che potrebbe avere conseguenze anche sul caso Ramy, il giovane morto a bordo di un motorino che non si era fermato al controllo dei carabinieri a Milano.
Sul reato di fuga pericolosa c’è da tempo mobilitazione anche attorno ad una proposta di legge da parte del Sim dei Carabinieri: il sindacato chiede tutele per evitare palesi ingiustizie quando i rigori della legge si abbattono su chi la deve far rispettare. L’ordinanza della Cassazione numero 4963 del 25 febbraio scorso ha riguardato proprio un inseguimento stradale condotto da una pattuglia di polizia. In quel caso un veicolo in fuga a velocità elevata aveva urtato numerose autovetture e messo a rischio la pubblica incolumità prima di essere speronato dalla pattuglia inseguitrice e la Corte ha precisato che l’operato degli agenti, pur determinando un incidente stradale, non può essere considerato come un semplice incidente, ma rientra nel contesto di un’operazione di pubblica sicurezza.
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Ovvero, la giustizia non è a furor di popolo, come chi voleva già condannare senza processo i carabinieri coinvolti nel caso Ramy. Ma si deve valutare chi ha sbagliato, come l’autista del motorino che portò alla morte il povero ragazzino. Così come nel caso esaminato dalla Cassazione nell’ordinanza, l’azione della pattuglia, pur comportando un certo rischio (l'urto con il veicolo in fuga), è stata ritenuta proporzionata al pericolo e giustificata dalla necessità di impedire un danno maggiore alla sicurezza pubblica. Dunque, si stabilisce un indirizzo prioritario.
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Per il sindacato la pronuncia va nella stessa direzione della proposta di legge elaborata dal Dipartimento Affari Giuridici del Sim Carabinieri sul nuovo reato di fuga pericolosa che, proprio in queste vicende, eliminerebbe ogni forma di dubbio sulla legittimità e sulla proporzionalità degli interventi di polizia nel contesto di pericolosi inseguimenti. La proposta, spiega una nota, «mira a impedire che il destino degli uomini in divisa sia rimesso alla mercè degli orientamenti giurisprudenziali trovando invece nella certezza e nella determinatezza di una norma di legge la sua più sicura garanzia». Insomma, non più le forze dell’ordine nel mirino ogni volta che ci sono comportamenti errati di chi viola le legge non fermandosi addirittura all’alt.
Per il Sim Cc, infatti, chi fugge e pone a rischio l’incolumità sia degli agenti che degli altri utenti della strada, solo per questo fatto, merita di essere sanzionato penalmente. La Corte di Cassazione, con la sua sentenza ha inoltre ribadito che l’inseguimento e la condotta della pattuglia non devono essere visti come un atto di normale intervento in un incidente stradale, ma come parte di una più ampia azione di pubblica sicurezza, dove la reazione delle forze dell'ordine è stata adeguata alla situazione di pericolo.
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Se questo è quanto affermato la Corte di Cassazione, l’auspicio di Sim Carabinieri è che ora il Parlamento approvi al più presto la proposta di legge che di fatto si colloca proprio nella direzione tracciata dal più alto organo della giurisprudenza.
Nel caso esaminato si trattava di un’automobile anziché di un motorino, ma la sostanza davvero non cambia: «La collisione va inquadrata nell’ambito dell’operazione di pubblica sicurezza effettuata dagli agenti, avendo essi agito nell’adempimento di un dovere». E ciò che hanno scritto i giudici al termine del processo sul mancato stop al posto di blocco, con la fuga a tutta velocità contromano e speronamento del mezzo da parte degli agenti della polizia locale di Venezia. E il Parlamento farebbe bene ad intervenire con sollecitudine con un sigillo legislativo a tutela delle forze dell’ordine.
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