
Non una di meno contro Arcilesbica: se le transfemministe hanno la putt***fobia

Omofobia. Bifobia. Transfobia. Omolesbobitransfobia. Lo scioglilingua, però, ora si allunga: “Pu***nofobia”. Che tradotto letterale significa paura delle prostitute, giusto per edulcorare, ma nei fatti a cosa diavolo si riferisce? A coniare il termine ci hanno pensato quelle menti illuminate di “Lucha y Siesta”, uno “spazio di relazione femminista e transfemminista” nato a Roma, subito supportate da “Non una di meno”, la rete altrettanto transfemminista che nel suo manifesto per l’8 marzo ci ha infilato attacchi agli ebrei, alla polizia e al governo senza toccare nemmeno di striscio i diritti femminili. Già, ma chi sarebbero i put***ofobi, o meglio le put***ofobe, di turno? Nel mirino delle centrosocialare dai capelli colorati e dalla bomboletta facile a imbrattare muri e vetrine (succede a ogni corteo) ci sono l’Unione donne in Italia e Arcilesbica. La loro colpa? Condividere la missiva firmata dalla rete femminista “Dichiariamo” e indirizzata a chi scenderà in piazza il giorno della Festa della Donna.
Più di tre pagine in cui la retorica gender fluid e queer, interessata più ai diritti Lgbtq+ che a quelli delle donne in quanto tali, viene fatta a pezzi dalle femministe pure – tutt’altro che di destra come invece sono state dipinte – già nelle prime righe: «Da alcuni anni, proviamo sconcerto per l’uso di parole neutre a base di asterischi: come può essere celebrata la giornata delle donne, se si rifiuta la parola “donna”? E l’estetica truce dei cortei, con i fumogeni e a volto coperto, non fa pensare al femminismo, che è conflittuale ma non violento». Gioco, partita, incontro: transfemministe subito al tappeto. Ma è un climax ascendente di colpi ben assestati all’ipocrisia di “Non una di meno” e compagne. Prosegue infatti la missiva: «Noi definiamo donna “un’adulta umana di sesso femminile”: essere donna non è un sentimento, ma un dato di realtà». E ancora: «Il nuovo linguaggio neutro che cancella la nostra esistenza con simboli astrusi (asterischi, schwa, chiocciole) non tiene conto della forza delle relazioni tra donne di ogni età».
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Di più: «Il sesso è la biologia del nostro corpo. Negli umani ci sono solo due sessi, il maschio e la femmina». C’è addirittura un punta di trumpismo: «Le sinistre da sempre difendono i vulnerabili e sembrano oggi dare centralità ai corpi trans, denunciando ad esempio le leggi che non li includono negli sport femminili. Ma chi si cura del diritto delle atlete a competizioni giuste? Vincere un torneo è il traguardo di chi fa sport e comporta premi e borse di studio. Perché le donne dovrebbero privarsene a favore di persone trans? Essere solidali non è essere sacrificali». Ma non è finita qui. A proposito della “gestazione per altri”, ovvero l’utero in affitto che tanto piace a sinistra, le femministe sono tranchant: «Trasformare la gravidanza in lavoro significa ridurre la nascita a merce. La gestazione per altri è un business con selezione delle gestanti, tariffari, aborti imposti e impedimento dell’allattamento».
Inutile quantificare il fango gettato via social sulle impegnate attiviste in rosa da parte delle rabbiose movimentiste da slogan di piazza. «Siamo impegnate a costruire un mondo senza violenza, compresa la violenza transfobica e puttanofobica che esercitate voi scrivendo questa lettera orrenda», arringano quelle di “Lucha y Siesta”. A cui si accodano le amiche di “Non una di meno”: «Siamo impegnate a combattere insieme a tutta la nostra comunità transfemminista, antirazzista, antifascista, antiabilista - chi ci vuole sottomettere e silenziare, da Trump a Meloni. Quindi fatevi da parte, ché qua vogliamo contarci vive e felici. Possiamo solo augurarci che vi rendiate conto che siete rimaste da sole. O, peggio, in compagnia della peggior destra globale». Cancellano le donne dal femminismo senza nemmeno accorgersene. È il solito cortircuito interno all’iper-progressismo. Ps: anche noi siamo “pu***nofobici”. Abbiamo paura che vada tutto a put...
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