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Papa Francesco al Gemelli, "la malattia e la morte": il presagio cupo nell'omelia scritta per le Ceneri

mercoledì 5 marzo 2025

2' di lettura

"Le ceneri richiamano la fragilità nell’esperienza della malattia, nella povertà, nella sofferenza che a volte piomba improvvisa su di noi e sulle nostre famiglie". C'è un presagio cupo, di morte nell'omelia che Papa Francesco ha preparato per la messa, nella Basilica di Santa Sabina, con il Rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. Il testo è stato letto dal cardinale Angelo De Donatis, che ha sostituito il Pontefice nel rito che apre la Quaresima.

La Quaresima "è anche un invito a ravvivare in noi la speranza", "le ceneri ci ricordano allora la speranza a cui siamo chiamati", la "speranza che ravviva la cenere che siamo. Senza questa speranza siamo destinati a subire passivamente la fragilità della nostra condizione umana e, specialmente dinanzi all'esperienza della morte, sprofondiamo nella tristezza e nella desolazione".

"La speranza della Pasqua verso cui ci incamminiamo, invece - sottolinea il Papa nel testo -, ci sostiene nelle fragilità, ci rassicura del perdono di Dio e, anche mentre siamo avvolti dalla cenere del peccato, ci apre alla gioiosa confessione della vita". "Fratelli e sorelle, con la cenere sul capo camminiamo verso la speranza della Pasqua. Convertiamoci a Dio, ritorniamo a Lui con tutto il cuore, rimettiamo Lui al centro della nostra vita, perché la memoria di ciò che siamo - fragili e mortali come cenere sparsa nel vento - sia finalmente illuminata dalla speranza del Risorto. E orientiamo verso di Lui la nostra vita, diventando segno di speranza per il mondo: impariamo dall'elemosina a uscire da noi stessi per condividere i bisogni gli uni degli altri e nutrire la speranza di un mondo più giusto; impariamo dalla preghiera a scoprirci bisognosi di Dio o, come diceva Jacques Maritain 'mendicanti del cielo', per nutrire la speranza che dentro le nostre fragilità e alla fine del nostro pellegrinaggio terreno ci aspetta un Padre con le braccia aperte; impariamo dal digiuno che non viviamo soltanto per soddisfare i nostri bisogni, ma che abbiamo fame di amore e di verità, e solo l'amore di Dio e tra di noi riesce davvero a saziarci e a farci sperare in un futuro migliore".

"Ci accompagni sempre la certezza che da quando il Signore è venuto nella cenere del mondo, 'la storia della terra è storia del cielo. Dio e l'uomo sono legati a unico destino', e Lui spazzerà via per sempre la cenere della morte per farci risplendere di vita nuova. Con questa speranza nel cuore, mettiamoci in cammino. E lasciamoci riconciliare con Dio", conclude il Santo Padre, ricoverato dal 14 febbraio scorso al Policlinico Gemelli.

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