
Papa Francesco, Trump, Meloni: ecco come possono cambiare le cose in Occidente

Ieri il Papa, che essendo ricoverato non ha potuto leggere il suo messaggio all’Angelus, ha scritto: «Anch’io prego per voi e prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu». Il Pontefice in questi anni ha continuato a implorare pace come la biblica voce che grida nel deserto. Probabilmente oggi, da malato, in ospedale, offre anche le sue sofferenze per questo. E proprio nei giorni di dolore del Pontefice si sta faticosamente mettendo in moto quel cammino della pace che egli ha invocato per anni.
Avviene per volontà decisa del presidente americano Trump. Le tensioni sono ancora tante e a volte, invece di una composizione dei conflitti, si ha l’impressione di veder saltare tutto in aria: balena sempre all’orizzonte il possibile esito catastrofico (Trump ha spiegato a Zelensky che lui non può e non deve giocare con il rischio di una terza guerra mondiale). Il puzzle è caotico e agli alti livelli ci sono forze che sembrano fomentare il caos, la divisione e la guerra. C’è poi chi fa di tutto per confondere e intossicare il clima. Viene in mente una poesia di Thomas S. Eliot, “Gli uomini vuoti”, che recita: “Siamo gli uomini vuoti/ Siamo gli uomini impagliati/ Che appoggiano l’un l’altro/ la testa piena di paglia Ahimé!/... è questo il modo in cui finisce il mondo/ Non già con uno schianto ma con un piagnisteo”.
"Pensiamo meno a Putin, più a migranti stupratori". Trump, le parole destinate a cambiare gli equilibri
Inizia perciò con questa settimana una sorta di Quaresima anche per il mondo, sospeso fra guerra e pace, oltreché perla Chiesa che entra nel tempo liturgico quaresimale con il prossimo mercoledì, detto appunto “mercoledì delle ceneri”. È un tempo di penitenza e di riflessione che forse tutti dovrebbero vivere (anche laicamente). Proprio Thomas S. Eliot, uno dei maggiori poeti del Novecento (premio Nobel), ha scritto un poemetto intitolato “Mercoledì delle ceneri” dove si legge: “Questo è il tempo della tensione fra la morte e la nascita/Il luogo della solitudine”.
Se “La terra desolata”, del 1922, disegna uno scenario invernale che chiude il ciclo della vita e raffigura la desolazione prodotta da quel suicidio dell’Europa che fu la prima guerra mondiale, il “Mercoledì delle ceneri” del 1927 segna invece la rinascita, la conversione di Eliot che si preparava da anni se già nel 1925, durante una visita a Roma, il poeta commosso s'inginocchiò davanti alla Pietà di Michelangelo della basilica di San Pietro. Eliot si definirà «classico in letteratura, monarchico in politica e anglocattolico in religione». Già in precedenza – ha spiegato Roger Scruton – Eliot aveva introdotto «il termine che meglio sintetizza il suo contributo alla coscienza politica del nostro secolo: “tradizione”».
Secondo Scruton i «versi (di Eliot, ndr) ci riportano alla convinzione che è il nucleo del conservatorismo moderno, alla credenza nel contratto à la Burke tra i vivi, i defunti e chi non è ancora nato; e, come Burke sottointendeva, solo chi ascolta la voce di chi non c’è più è in grado di proteggere chi non è ancora venuto al mondo... la cultura è la cosa più importante che le generazioni future devono ereditare da noi». Praticamente un manifesto anti woke (del resto, Scruton pubblicò il saggio su Eliot nel suo libro “Manifesto dei conservatori”).
In ripetuti interventi Eliot delineò l’identità europea che, secondo lui, si basa sulla cultura classica e sulla fede cristiana, proprio ciò che il processo politico iniziato con l’Unione Europea nel 1992 ha spazzato via. Eliot è davvero un simbolo dell’Occidente: uno statunitense naturalizzato britannico che indica Virgilio e Dante (cultura classica e cristianesimo) come pilastri dell’identità euro-occidentale. Ha espresso non solo la cultura conservatrice, ma anche un'idea dell’Europa e dell’Occidente ancorati alle loro radici culturali e spirituali, quelle che oggi sono state recise (in fondo è questo che il vicepresidente americano Vance ha indicato, nel discorso di Monaco, come punto di frattura fra Stati Uniti e Unione Europea).
Il coraggio di J.D. Vance di dire le verità scomode: quali sono i futuri equilibri mondiali
Quando Giorgia Meloni, in queste ore, raccomanda di scongiurare la frantumazione dell’Occidente, si capisce che non ha solo una preoccupazione politica e diplomatica per far fronte alla crisi attuale e agli scossoni di queste ore. Lei – che è peraltro una lettrice di Scruton pare consapevole che, insieme alla doverosa ricucitura del momento, c’è una lunga strada da fare per ricostruire l’identità culturale e spirituale dell’Occidente. Ha infatti dichiarato: «Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà. Non del suo potere o della sua influenza, ma dei principi che l'hanno fondata, primo fra tutti la libertà. Una divisione non converrebbe a nessuno».
Per questo – aggiunge – «è necessario un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco» della crisi in corso relativa all’Ucraina. Questa – conclude – «è la proposta che l'Italia intende fare ai suoi partner nelle prossime ore». Lei stessa è un elemento di dialogo e di ricucitura: ha fatto visita al Papa in ospedale, cosa davvero insolita (probabilmente lo ha aggiornato sulla situazione internazionale e lui le ha affidato le sue raccomandazioni per la pace). Poi in queste ore ha parlato con Trump (anche con lui ha un rapporto personale di stima) e in seguito con tutti i leader dei governi europei. Un simile filo diretto con il Papa, con Trump e con i leader europei è prezioso, soprattutto per far tacere prima possibile i cannoni. Ma anche per cominciare a dare voce a quell’idea di Occidente che la nostra grande cultura (compresi Eliot e Scruton) ha delineato. Dopo i decenni della destrutturazione e del declino dell’Occidente e dell’Europa, potrebbe essere arrivato il momento della ricostruzione.
Meloni, pontiere tra Trump e l'Unione europea: ecco la "diplomazia di Giorgia"
Dai blog

Soldato Jane, Demi Moore rasata e al top
