
Foibe, l'incredibile mozione Pd in Regione Umbria sulla "obiettività della storia"

Suscita incredulità la mozione del consigliere regionale Francesco Filipponi, in quota PD, dall'inequivocabile titolo "Celebrazione del Giorno del Ricordo".
“[...] In base ad una presunta verità politica dichiarata come assoluta e incontestabile si sono messi all'indice associazioni, istituti di ricerca, singoli storici e ricercatori, con accuse di negazionismo o di riduzionismo con lo scopo di soffocare la libera ricerca e il libero dibattito[...]”. E ancora: “[...] La falsificazione della Storia da parte della destra negazionista consiste nell'alimentare l'idea che nella seconda guerra mondiale non si è combattuto uno scontro fra la civiltà e la barbarie[...]”
Insomma, era quasi (diciamo quasi) partito bene, per poi scadere nel banale. Senza contare che la Legge 92/2004 che istituì il Giorno del Ricordo arrivò dopo decenni di oscurantismo politico, di negazionismo e di “riduzionismo” che di destra certo non era...
Il tema delle vendette Nella mozione Filipponi recupera il tema del “fascismo di confine” e delle violenze anti-slave perpetrate fino al 1943. Episodi che nessuno ha mai negato (semmai condannato), per quanto sia acclarato che la vendetta non fu il solo movente delle persecuzioni anti-italiane.
Un divulgatore che di destra non è, avendo ricoperto importanti incarichi nel Partito Democratico, Gianni Oliva, ha dedicato alla vicenda delle Foibe e dell'Esodo un ciclo di ricerche durato anni e pubblicato in diversi saggi che hanno permesso di delineare, in modo dettagliato ed obiettivo (come auspica Filipponi) le articolate vicende del confine orientale. E di superare certi schematismi storici a beneficio di un'esame più completo di ciò che accadde nell'Adriatico orientale fra il 1943 ed il 1947.
Aggiungiamo che la pulizia etnica che interessò le aree a maggioranza italiana fu estesa, da Tito, a tutta le Penisola balcanica: sloveni, serbi, croati, montenegrini, albanesi subirono il medesimo trattamento dei nostri connazionali. E che si trattasse di collaborazionisti, di civili, di persone estranee agli odi della guerra civile consumatasi dal 1941 al 1945 nell'ex Regno di Jugoslavia poco importava: era sufficiente non essere allineati con il nuovo potere socialista per essere internati o uccisi.
Obiettività a corrente alternata Se è vero, come ricorda Marc Bloch, che la Storia è una scienza l'approccio obiettivo al suo studio è fondamentale. A scanso di equivoci Bloch finì giustiziato dalla Gestapo, dunque non fu un revisionista!
E, accogliendo con favore e con giubilo l'aspirazione del Filipponi a maggiore senso critico, sarebbe cosa lieta, per ricercatori ed opinione pubblica, che lo stesso consigliere si impegnasse in una ricostruzione finalmente completa e chiara del ruolo della resistenza comunista nel ternano, area in cui ogni tentativo di analisi delle vicende della Brigata “Gramsci” è sempre stata osteggiata dagli ambienti sedicenti “antifascisti” con gli stessi atteggiamenti censori denunciati nella mozione. I nomi di Marcello Marcellini, Vincenzo Pirro, Enrico Carloni riteniamo gli ricordino qualcosa...
Impegno che, altresì, vorremmo lui ed altri attivi politici locali e nazionali dedicassero a gettar luce circa l'ambiguo ruolo dei comunisti italiani nelle critiche (e drammatiche) fasi dell'avanzata del IX Corpus sloveno in Friuli Venezia Giulia.
Ci piacerebbe sapere un'altra cosa: da cosa nasca questa convinzione del consigliere Filipponi di una censura della destra sul tema dell'Esodo e se egli stesso sia convinto, con altrettanto entusiastica motivazione, della necessità di una ricerca storica libera a 360°, anche sulla Resistenza.
Ecco, se nella prossima mozione volesse sostenere la volontà di uno studio indipendente e obiettivo sulla guerra civile 1943-1945 glie ne saremmo grati, soprattutto per la nostra regione nella quale la memoria lotta partigiana (sostenuta e combattuta da molti partigiani slavi) è ancora frammentaria e con vistose zone d'ombra che, insieme, si potrebbero finalmente illuminare.
di Marco Petrelli
giornalista e autore de “I partigiani di Tito nella Resistenza Italiana” (Mursia, 2020)
Dai blog

Qui rido io: Toni Servillo oltre il mito Scarpetta
