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Papa Francesco si aggrava e ora la prognosi diventa riservata

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Susanna Barberini
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Una trasfusione di sangue per la carenza di piastrine. Il ricorso all’ossigeno per una crisi respiratoria. E la prognosi che per la prima volta diventa “riservata”. È il bollettino medico diffuso nella tarda serata di ieri a preoccupare più che mai per la salute di Papa Francesco, da nove giorni ricoverato al policlinico Gemelli di Roma. Un comunicato che ha ribaltato le speranze riposte in quel “lieve miglioramento” diffuso venerdì scorso, seppur accompagnato dalla certezza di non essere “fuori pericolo”. Invece, nel giro di poche ore, tutto sembra essersi ribaltato, anche se il pontefice continua a essere vigile. «Le condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato ieri, il Papa non è fuori pericolo. Questa mattina (ieri, ndr) Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l'applicazione di ossigeno ad alti flussi», si legge nel bollettino medico diffuso dalla Sala stampa vaticana. Ma non finisce qui. «Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un’anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni».

Una novità per il pontefice 88enne che va ad aggiungersi nella cartella clinica. Un quadro che secondo il virologo Fabrizio Pregliasco «mette in luce un percorso non piacevole che evidenzia le difficoltà di reazione del paziente alla terapia. E ci preoccupa un po’, soprattutto perché non c’è solo la polmonite, da quello che ci viene riferito, ma anche questi problemi di bronchite asmatica di cui già soffriva e che in questo momento non aiutano a migliorare le condizioni del polmone».

Le condizioni del pontefice, in recupero da una polmonite bilaterale, non gli hanno in ogni caso impedito di alzarsi dal letto, trascorrere buona parte della giornata in poltrona e pure di lavorare. «Ha riposato bene», aveva comunicato del resto la Santa Sede all’alba di ieri, anche se non nelle condizioni di affacciarsi dalla finestra del decimo piano del policlinico Gemelli e rassicurare i tanti fedeli radunati a pregare per la sua salute. E oggi non reciterà l’Angelus come in molti speravano. «Deciderà lui», avevano spiegato nel briefing di venerdì i medici che hanno in cura Bergoglio. E lui ha deciso di risparmiarsi diffondendo il testo che ha scritto, così come era già avvenuto domenica scorsa. Allo stesso modo, l’omelia della messa di domani nella Basilica di San Pietro, in occasione del Giubileo dei Diaconi, salvo ulteriori complicazioni, sarà preparata da Francesco. A leggerla, il celebrante delegato da Francesco, l’arcivescovo Rino Fisichella. Durante la messa sarà officiata anche l’ordinazione di 23 nuovi diaconi.

Instancabile nonostante la malattia, il Santo Padre ieri ha fatto anche alcune nomine. Ha nominato nuovi arcivescovi a Dakar, Senegal (monsignor André Gueye), a Corrientes, Argentina (monsignor José Adolfo Larregain), a Maradi, Niger (il nuovo vescovo è padre Ignatius Anipu). Insomma Francesco non è un Pontefice che se ne sta con le mani in mano o “a mezzo servizio” come qualcuno ha malignato nei giorni scorsi. «Quando ha bisogno, mette i naselli per un po’ di ossigeno, ma sta a respiro spontaneo e si alimenta», aveva rivelato il prof Sergio Alfieri, capo dell’equipe medica che lo ha in cura, prima del peggioramento delle sue condizioni. «Dobbiamo essere concentrati a superare questa fase. Vediamo la tempra del Santo Padre, non è una persona che molla. Resterà almeno tutta la prossima settimana. Il Papa adesso non è in pericolo di vita, ma non è fuori pericolo». Per questo ieri, nel giorno della Festa della Cattedra di San Pietro, fedeli, suore e preti di diversi ordini e congregazioni si sono riuniti nel piazzale all’ingresso del Policlinico Gemelli, intorno alla statua di Giovanni Paolo II, per recitare insieme il rosario «per la salute del Santo Padre Francesco» in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese. 

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