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Savona, attacco terroristico alla petroliera: "Chi sono i sub che hanno piazzato le bombe"

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L'esplosione a bordo della petroliera Seajewel ormeggiata al largo di Savona è stata causata da due bombe piazzate con finalità terroristiche: ne sarebbe certa la Procura di Genova che indaga sul caso. Gli inquirenti stanno cercando di capire anche chi le avrebbe messe a bordo. L'ipotesi dominante è che siano stati alcuni sommozzatori grazie a un sistema di copertura orchestrato da terra, come rivela La Stampa. Il movente, invece, sarebbe collegato direttamente alla guerra russo-ucraina, in particolare alle conseguenze commerciali dell’embargo al petrolio di Mosca. A occuparsi delle indagini due magistrati antiterrorismo: il procuratore capo di Genova Nicola Piacente e la sostituta Monica Abbatecola, coordinati dal procuratore generale Mario Pinelli.

Nel frattempo, è stata sequestrata la scatola nera, che permetterà agli inquirenti di ricostruire la rotta della nave e ascoltare le conversazioni registrate a bordo, soprattutto quelle avvenute poco prima delle esplosioni. Inoltre, è stato disposto un nuovo interrogatorio per i membri dell’equipaggio. Questi ultimi, sentiti solo una volta, a poche ore dalla deflagrazione, alla Capitaneria di porto avevano detto: "C’è stato un primo scoppio, meno violento, seguito da un boato più forte". 

 

 

 

La pista che stanno seguendo gli investigatori è quella di un gesto compiuto contro una nave in passato sospettata di aver aggirato l’embargo sul petrolio russo, scattato dopo che Mosca ha invaso l’Ucraina. Questa nave, infatti, per tre volte nel 2024 avrebbe fatto la spola fra il porto russo di Novorossiysk e quello turco di Ceyhan. SI tratta, insomma, di una "pista ucraina". Non ancora chiaro, però, il motivo per cui il raid sia stato compiuto in Italia.

 

 

 

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