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Papa Francesco, "quattro volte l'estrema unzione": Vaticano, un gioco sporco durante il ricovero

Roberto Tortora
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Il Papa sta attraversando un momento di difficoltà per la sua salute, purtroppo però c’è chi mediaticamente gli sta facendo già uno sgradevole funerale anticipato. Corvi e complottisti vari che, negli ultimi giorni, gli hanno dato almeno quattro volte l’estrema unzione. È stato detto che la salma sarebbe già stata trasferita a Santa Marta, che gli infermieri sarebbero stati allontanati per lasciare le suore al capezzale del Pontefice per recitare il rosario etc.. La verità è che Jorge Mario Bergoglio è ricoverato al decimo piano dell’ospedale Gemelli di Roma per curare una polmonite bilaterale.

Pubblicate sul Messaggero, appaiono numerose catene di chat sui social di ogni tipo, comprese richieste di preghiere per la liberazione della Chiesa dal male: “Il Signore riporti una vittoria sulle forze delle tenebre. Diffondete questo appello il più possibile”. È stato lo stesso Papa Francesco, del resto, che una volta ha raccontato l’aneddoto della vecchietta che lo ha avvicinato per metterlo in guardia dai corvi del Vaticano: “Santità stia attento, perché pregano contro di lei”.

 

 

 

Francesco ha anche parlato degli ambienti ostili alla sua linea d’azione e di alcuni prelati che, nel 2021, di ritorno dall’ospedale dopo l’operazione al colon lo volevano morto. “So che ci sono stati persino incontri”. Bergoglio, poi, parlando in terza persona disse: “Pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza”.

Quanto ai no vax e seguaci di Donald Trump americani, Papa Francesco rispose gonfiando il petto: “Ah per me è un onore se mi attaccano gli americani”. Lui ci si è messo di traverso, perché la Conferenza episcopale Usa ha citato in giudizio l’amministrazione trumpiana chiedendo a un giudice di dichiarare illegale la sospensione degli aiuti ai rifugiati. 

Fa il punto sulla sua salute a Repubblica, intanto, Nicola Montano, ordinario a Milano e presidente della Società italiana di medicina interna: "Chi è cronicamente sotto cortisone ha un vantaggio sulla reazione infiammatoria, che è meno potente, però anche una maggior facilità di contrarre infezioni, perché la sua risposta immunitaria è soppressa. Questo ovviamente può rendere più difficile anche debellare l’infezione farmacologicamente".

 

 

 

Gianni Rezza, infettivologo già all’Istituto superiore di sanità e al ministero alla Salute e oggi al San Raffaele, spiega che "l’uso di antibiotici ad ampio spettro è normale dopo l’ingresso in ospedale, quando si aspettano i risultati degli esami. Quando i test dicono qual è il micro organismo responsabile dell’infezione, si cambia il farmaco. Oppure c’è anche la possibilità che la terapia non abbia prodotto una buona risposta contro quel batterio e quindi si sia deciso di cambiare".

È possibile – spiega invece Francesco Blasi, ordinario di pneumologia a Milano - che nelle immagini degli esami fatti venerdì non si vedesse niente. Forse c’era già in forma meno evidente. Ora però non sappiamo se c’è un interessamento completo dei due lobi e quanto sono grandi due focolai. La cura, comunque, è la stessa della bronchite".

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