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Porzus, il colpevole silenzio dei progressisti
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L’unico aspetto chiaro è che in piena guerra civile ci fu una guerra intestina tra componenti che stavano dalla stessa parte contro il nazifascismo. Porzûs e l’eccidio dei partigiani della Osoppo a opera dei Gap e dei garibaldini comunisti è ancora oggi la parola che non si deve pronunciare. E infatti il silenzio degli specialisti delle commemorazioni “giuste” è più che imbarazzante: è colpevole. Nel 1945 i “verdi” delle brigate autonome avevano una visione del futuro dell’Italia nel segno della libertà e democrazia, i “rossi” guardavano invece a Stalin, a Tito e alla dittatura del proletariato. Ottanta anni non sono bastati per riannodare i fili della storia e della memoria su una delle pagine più crude della guerra di liberazione, e il crimine di allora fa il paio con il silenzio del presente: un’omissione che da sola denuncia la coscienza sporca nella narrazione della Resistenza e nella sedimentazione del mito che ha come prima vittima della verità proprio coloro che misero in gioco tutto, vita compresa, per liberare l’Italia dal nazifascismo.
Il mondo politico insorgente e mobilitante, che pretende dagli altri continue abiure con altrettanto continui rilanci, osserva un silenzio che non è di commemorazione dei partigiani messi al muro da altri partigiani, ma di occultamento della storia. Eppure per chiudere il capitolo basterebbe poco, dopo le accertate responsabilità morali che hanno coperto per almeno un cinquantennio gli esecutori materiali di quel crimine con lo scudo politico. Se c’è una certezza sui partigiani osovani abbattuti a raffiche di mitra dai partigiani comunisti, è che furono assassinati. Chi sparò venne inseguito dalla Giustizia ma non abbastanza e in tempo per impedire che il Pci esfiltrasse i principali responsabili nelle più accoglienti e sicure Jugoslavia e Cecoslovacchia.
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Il capobanda Mario Toffanin se n’era stato al sicuro oltrecortina senza di dover rispondere alla legge degli uomini dei suoi crimini; quanto alla sua coscienza, non risultano pentimenti o scuse alle vittime, tra cui Francesco De Gregori, zio dell’omonimo cantante, e Guido Pasolini, fratello dell’intellettuale Pierpaolo. Il presidente della Repubblica ed ex partigiano Sandro Pertini nel 1978 graziò il condannato all’ergastolo (pena commutata in 30 anni di reclusione) per omicidio aggravato e altri crimini minori. Ma lui si guardò bene dal tornare in Italia, forse per non incrociare lo sguardo dei parenti di quelli che lui aveva invece condannato a morte con giudizio sommario, e in Slovenia continuò a percepire la pensione di ex combattente, per la Jugoslavia eroe di guerra. Tale anche per Palmiro Togliatti, stando a quanto pubblicò sull’Unità all’epoca dei fatti e dei misfatti, considerato pure che era a favore della cessione di terre italiane a Tito. Quelli della Osoppo, invece, no.
Ottanta anni dopo vale ancora la regola che meno se ne parla e meglio è. Isolata la voce di Maurizio Gasparri, che ha rievocato la «strage dimenticata», ed è vero nei limiti della percezione comune su quell’episodio. Prefiche di sinistra sistematicamente mute, perché i democratici all’italiana sono orwellianamente più democratici degli altri. E a riprova che TeleMeloni esiste solo nella mente di Schlein e sodali, la Rai non ha neppure pensato di mandare in onda il film di Renzo Martinelli Porzûs, nel 1997 boicottato nelle sale dagli eredi del Pci perché osava incrinare il mito. Non sarà un capolavoro – anzi non lo è – ma magari qualche domanda la farà fare ai telespettatori e magari qualcuno si potrebbe pure dare qualche risposta leggendo un libro di storia.
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Invece risulterebbe che, pur avendone acquisiti i diritti, la Rai l’abbia mandato in onda una sola volta su uno dei canali-satellite, e lo custodisca segretamente nelle teche. In buona compagnia con un autentico capolavoro, Katyn di Andrzej Wajda (che nella strage di ventimila ufficiali polacchi a opera del Nkvd di Stalin perse il padre), candidato agli Oscar, trasmesso due volte dal servizio pubblico in orari da insonni impedendo che potessero vederlo persino i metronotte e i panificatori.
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