Con due bicchieri di vino si può stare al volante
Siamo onesti: più che altro è scoppiata una “psicosi”. Da quando, a metà dicembre, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Lega) ha annunciato l’entrata in vigore del nuovo codice della strada è un continuo: quando va bene passa a mo’ di battuta (non -bevo -perché -domani -guido), quando va peggio si ammanta degli appelli dei ristoratori, delle trovate di qualche vineria (vedi quelle che hanno istituito il servizio taxi gratuito) e di fenomeni di massa quali la corsa ad accaparrasi l’ultimo etilometro disponibile in farmacia. C’è persino chi consiglia sui social network di non lavarsi i denti col collutorio prima di mettersi al volante. Ecco, sgombriamo il campo. Non funziona così.
E non funziona così per una ragione molto semplice: le nuove norme stradali sono sì assai più restrittive (con un alcoltest positivo si rischia l’arresto fino a un anno, la sospensione della patente fino a due e una multa che può raggiungere i 6mila euro), ma non hanno modificato i limiti che restano esattamente quelli di prima (la gravità dell’infrazioEppure la percezione generale è diversa. Per questo la rivista del settore Quattroruote ha fatto un test (l’ha giustamente chiamato “prova verità”) coinvolgendo due donne e due uomini di età, altezza, peso e corporature differenti: a ciascuno di loro ha somministrato due dosi successive di una bevanda alcolica (nello specifico: vino rosso fermo, prosecco, birra e gin), la prima in finale di un pranzo leggero e la seconda un’ora d’orologio dopo. Il tutto si è svolto sulla pista di Vairano, in provincia di Pavia, quindi in un contesto estremamente protetto: lo scopo, tuttavia, era controllare se i rilevamenti tecnici (operati da una pattuglia della polizia locale di Buccinasco, nel Milanese, tramite un etilometro ufficiale, di quelli che si usano ai posti di blocco che tutti conosciamo) stessero o meno all’interno delle soglie di legge. Ognuno ha un metabolismo differente, le condizioni fisiche variano (ovviamente) da persona a persona: però attenzione, tutti (tutti!) i partecipanti che hanno bevuto i due calici di vino rosso (di 125 millilitri l’uno) o i due flute di prosecco (100 millilitri l’uno) o i due bicchieri di birra (da 330 millilitri) non hanno sforato i limiti. Erano perfettamente in grado, secondo i parametri stabiliti dalla normativa, di sedersi al posto di guida della proprio auto e tornare (ipoteticamente) a casa. Delle due persone che hanno assunto lo shot di gin (40 millilitri) una ha registrato un dato negativo e l’altra uno positivo. Il risultato complessivo è chiarissimo: l’allarmismo che sta circolando in rete (e persino in qualche talk show o giornale) è tutto sommato ingiustificato. Esagerato.
Con la premessa (già fatta ma che ripetiamo volentieri) che ogni caso è a sè e che una prova eseguita su altri non è una certezza incrollabile anche su di noi (perché l’organismo reagisce differentemente e bisogna tenerlo a mente): un classico bicchiere di vino con un panino, come cantava Albano, nella stragrande maggioranza dei casi non dovrebbe far scattare alcuna sanzione. Paletta, patente e libretto. Va-bene-però-vada-dritto-a-casa. E magari considerando che l’alcol ha un effetto moltiplicatore: se al primo brindisino il tasso alcolico registrato è dello 0,08, al secondo sale anche allo 0,21. Vuol dire che le quantità contano e contano più di una semplice somma algebrica. Di più. Perché un conto è passare indenne la prova palloncino e un altro è ritrovarsi, per davvero, al posto di guida. Quattroruote, nel numero di febbraio che è in edicola, ha testato anche i comportamenti al volante dei soggetti che hanno partecipato al test con una prova statica (che ha rilevato i tempi di reazione che sono tra gli espetti più dirimenti di una guida in sicurezza) e degli esercizi dinamici (ossia un parcheggio longitudinale e uno slalom tra i birilli). Nel secondo caso nessuna pretesa scientifica, per carità, però una dimostrazione plastica di come l’alcol sia in grado di abbassare i freni inibitori e persino i freni veri, quelli sui pedali. Nel senso che quasi tutti i partecipanti, rispetto alla performance pre-bevuta, nello slalom hanno guidato a una velocità più sostenuta e, di conseguenza, hanno urtato alcuni ostacoli presenti sul percorso, mettendo in essere atteggiamenti e condotte ritenuti meno attenti epperò più spavaldi.
INCOLUMITÀ
Chiariamoci, l’incolumità alla guida è un aspetto che tocca tutti (infatti riguarda anche gli altri utenti della strada) e sul quale non dovremmo fare sconti a nessuno. Sì, è vero: bere prima di mettersi al volante non è l’atteggiamento più furbo del mondo. Tuttavia no, il catastrofismo, il “proibizionismo” totalizzante e magari pure dettato dalla paura con cui sono state accolte le nuove disposizioni sul tema non aiutano di certo. Anzitutto perché creano solamente confusione e in secondo luogo perché, alla prova dei fatti, è vero semmai il contrario. Certo, la moderazione è la prima cosa (ma lo era anche col vecchio codice). E la seconda è la prudenza. Chi decide, stando ben all’interno delle soglie consentite, di guidare anche dopo aver bevuto un bicchiere di chianti a cena, dovrebbe procedere con più cautela del solito e non sottovalutare il rischio che l’alcol, comunque, comporta. Non sono gli effetti di una riforma che ha voluto il ministro Salvini, è semplice buonsenso.