Roma, roba da URSS: il Comune usa le cesoie per punire i proprietari di immobili
Nel 2025 la Città eterna dovrebbe accogliere 35 milioni di pellegrini per il giubileo della Speranza. Oltre all’ordinario flusso di visitatori che pascolano abitualmente tra Colosseo, San Pietro e Fori Imperiali Roma assisterà a quella che viene stimata come una pacifica invasione per tutto l’anno. I prezzi (dalla ristorazione ai trasporti) ne hanno già risentito. Come con l’Expo a Milano, Roma dovrà sostenere la “botta”. C’è da chiedersi dove verranno ospitati. Gli albergatori (dalle pensione con poche stelle al superlusso) prevedono il tutto esaurito.
Il Campidoglio ha deciso di dichiarare guerra la guerra alle keybox di B&B e case vacanza. Il sindaco dem di Roma, l’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha incaricato Alessandro Onorato, assessore capitolino al Turismo di dare l’avvio della rimozione delle keybox nel centro storico della Capitale.
«Da quando solo mercoledì abbiamo istituito la mail dedicata», ha spiegato Onorato, «in poche ore sono oltre 70 le segnalazioni che abbiamo ricevuto dai cittadini sulle keybox abusive, con indirizzi e numeri civici puntuali». Ma non basta: alcuni proprietari di quelle rimosse si sono autodenunciati, scelto di farsi identificare dai vigili urbani e pagare la sanzione da 400 euro pur di rientrare in possesso delle chiavi contenute delle scatolette sequestrate.
Proprietari e gestori già ieri mattina avevano fatto sparire le keybox.
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Tra denunce via mail, il timore di sanzioni salate e situazioni di ospitalità non proprio trasparenti la giunta capitolina sembra aver deciso di impugnare le tronchesi. Di più: è stata costituita una vera e propria task force di intervento per rimuovere le cassettine. L’intento è di rimuovere più di 100 keybox al giorno «fino a debellare il fenomeno», spiega Onorato, che parla di «decoro delle nostre strade» quando fino a qualche mese fa a pascolare erano i cinghiali e ancora oggi planano gabbiani grandi come condor a beccare nei cassonetti dell’immondizia.
La “guerra” dichiarata ai proprietari di immobili che hanno deciso di mettere a reddito un proprio immobile comincia a far infuriare le associazioni di categoria. Che non ci stanno. Anche perché il problema - come ammette la presidente del Municipio I (centro storico), Lorenza Bonaccorsi, «sappiamo benissimo che il tema a monte è una mancata regolamentazione del tema locazioni turistiche, b&b etc». Magari criminalizzare no però il risultato è che il cittadino non può fare l’uso che crede di un proprio bene.
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Sarà anche vero, come sostiene la Bonaccorsi «che ci sono dei condomini che sono per il 80% occupati da bed and breakfast e i residenti rimasti sono pochissimi», ma succede anche nei centri storici delle principali capitali (da New York a Parigi), ma voler limitare le libertà personali certo non riporterà residenti nelle strade più richieste. In difesa delle keybox si schiera Lorenzo Fagnoni, presidente dell’Associazione Property Managers Italia. Brutte sono brutte, ammette «ma la misura applicata da alcune amministrazioni "a trovo assolutamente ideologica ed eccessiva». Insomma, bisogna trovare una via di mezzo tra poter mettere a reddito un bene - rispettando le norme e garantire la sicurezza- e vietarne l’utilizzo come residenza turistica.