Ormai per il politicamente corretto il maschio è il cattivo a prescindere
Ce la mettono tutta, La Stampa e Repubblica, a voler far sentire gli uomini, i maschi, in colpa di essere nati maschi. Ieri l’inserto “Tuttolibri” della Stampa apriva con un titolone a tutta pagina: “La violenza dei padri”. Il titolo successivo era: “La paura della cinghia”. Voltavi ancora pagina e una pubblicità enorme urlava l’ultimo titolo di Francesco Piccolo: “Son qui: m’ammazzi”. Sottotitolo: “I personaggi maschili nella letteratura italiana”. Sotto-sotto titolo: “Maschi, tutti sempre uguali a se stessi, al centro di romanzi che hanno costruito il canone della letteratura italiana”.
Altra pagina, altro titolo: “La sottomissione quotidiana si edifica sul silenzio delle madri”. E giù un fiondare di testi su orchi, omissioni, violenze non denunciate tra le mura di casa. Ci si aspettava anche un “mea culpa” da parte di uno scrittore maschio in odore di Premio Strega, ma non c’era. Però ce li ricordiamo i vari titoli della Stampa, per far annichilire il maschilista che si nasconde in ognuno di noi: “I maschi si arrendano, il loro potere è finito”, “Maschilismo duro a morire”, “Il patriarcato vive e lotta contro di noi”. Goccia dopo goccia, la pietra si scava (...)
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