Liliana Segre, odio rosso antisemita: annullato l'appuntamento al memoriale della Shoah
Gli odiatori di professione, pavidi nella vita ma intrepidi quando devono insultare qualcuno sui social, non si riposano mai. Tipico tratto della stupidità umana. Da giorni stanno vomitando insulti nei confronti della senatrice a vita, Liliana Segre, internata ad Auschwitz e sopravvissuta allo sterminio, costretta a saltare un impegno pubblico a Milano legato al documentario che racconta la sua storia (Liliana, firmato dal regista, Ruggero Gabbai). Nemmeno alla vigilia del giorno della Memoria il buonsenso prevale. Follia.
Ma in mezzo a tutto questo odiare c’è anche una follia ancor più folle. Perché stavolta i leoni da tastiera, citando Umberto Eco, sono arrivati alla sottigliezza (che poi non lo è affatto) di attaccare la Segre non tanto per la solita storia di «sfruttare» la Shoah e roba simile, quanto per non aver condannato l’azione di Israele nei confronti dei palestinesi, i nuovi “paladini” di riferimento dei compagni, pronti a chiedere professioni di antifascismo a chiunque, ma mai attestazioni contro l’antisemitismo ai loro soci. Per gli odiatori, la maggior parte di sinistra visto che nei profili l’altro bersaglio è la premier, Giorgia Meloni, mentre i pro Pal sono degli eroi, quello che sta avvenendo a Gaza è un Genocidio e non un atto di legittima difesa di un Stato sovrano contro i terroristi di Hamas. Per odiare un argomento si trova sempre, soprattutto se fa da paravento all’antisemitismo viscerale. Chef Rubio per tutti: «Gli insulti la amareggiano. Tua madre (rispondendo al figlio della Segre, ndr) dovrebbe amareggiarsi per i suoi silenzi complici. A noi disgusta chi sostiene la colonia, e quindi pulizia etnica e genocidio che i palestinesi stanno subendo da oltre 100 anni per mano dei coloni ebrei». Follia pura.
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Ma proprio perché questo è il clima che si respira in rete (e purtroppo non solo lì, se i hanno occhi per vedere e orecchie per sentire..) alla vigilia del giorno della Memoria, la Segre ha sentito il bisogno di prendere le distanze da tutto ciò, staccando la spina per un giorno. Non una resa, ma una pausa, come è giusto che sia. «Gli insulti la amareggiano, ma non la abbattono», spiega Luciano Belli Paci, figlio della senatrice a vita, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz. «Ci ha fatto l’abitudine, non è tipo da fermarsi», assicura ricordando che la Segre, a 94 anni, sarà il 28 gennaio al Quirinale per la cerimonia in occasione del Giorno della Memoria e il 6 febbraio all’evento organizzato al Memoriale della Shoah dalla Comunità di Sant’Egidio. «È stanca e ha ridotto gli impegni», spiega, «certo, non le fanno piacere gli insulti ma non si ritira». A creare il caso è stata la mancata partecipazione della senatrice ad un evento in programma a Milano, al Memoriale della Shoah. «A mia madre certamente non fa piacere questa ondata di odiatori che intervengono sotto le locandine del documentario che è stato distribuito da Lucky Red in tutta Italia», spiega ancora il figlio della senatrice, «però non è certo il tipo che si fa impressionare o intimidire. A 94 anni è semplicemente stanca. Eviterei, però, di mettere in relazione gli insulti, con la mancata presenza al Memoriale della Shoah, non si chiude in casa di certo per questo».
Quanto ai commenti d’odio ricevuti dalla Segre per il documentario sulla sua vita, Belli Paci ha ribadito che la famiglia sta «valutando la querela, ma il numero di insulti è esorbitante e in tutta Italia. È un diluvio, sono centinaia per ogni pagina di ogni cinema». Come questi. «Beh, nel frattempo che la Segre si amareggia ecco uno scorcio di quanto accaduto del mai abbastanza maledetto stato di apartheid (la foto su Twitter mostra Gaza, ndr) immagino siano piuttosto amareggiati anche loro, e con buona ragione, a differenza della Segre che non perde occasione per fare la vittima», scrive Gianni Squillace. «La senatrice non è stata onesta. Soprattutto con se stessa. Non ha condannato la politica israeliana, il genocidio commesso. Anzi se ne è ben guardata», rimarca Cristina Murgia. «Non è antisemitismo, è anti sionismo che è cosa ben diversa e la cara signora Segre non ha mai condannato lo sterminio dei palestinesi», afferma Andrea Collinelli. Tralasciamo gli insulti triviali, una marea.
Ovviamente dal mondo della politica la solidarietà nei confronti della Segre è traversale e incondizionata, al punto che anche gli esponenti di destra e sinistra vengono insultati per questo. «Esprimo sdegno e ferma condanna per i vergognosi insulti antisemiti rivolti tramite i social alla senatrice Liliana Segre», scrive su Twitter il presidente del Senato, Ignazio La Russa, «a lei e alla sua famiglia giunga la sincera e affettuosa vicinanza mia personale e del Senato della Repubblica». «Mi piacerebbe sapere per quali meriti personali costei è senatrice a vita», il commento più delicato al post della seconda caric dello Stato. Ormai il giorno della Memoria, nato per essere un momento di condivisione, si avvia a diventare il giorno dell’orgoglio palestinese. Perché per gli odiatori, di Genocidio c’è solo quello, altro che la Shoah...
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