Altri video di piazza Duomo, Corano e urla "Allah akbar": identificati i primi ragazzi
«Allah akbar». «Non siamo nel 2025 musulmano, siamo nel 1449». «Ma noi ora dobbiamo festeggiare?». «Qui ci sono più musulmani che cristiani». «Tu, fratello, sei il numero uno per fare il musulmano». E poi di nuovo, a ripetizione, quell’«Allah akbar»: berciato, urlato a pieni polmoni da decine di ragazzi che alternano l’arabo all’italiano, che sono vestiti tutti alla stessa maniera, con una giacca a vento nera e l’orecchino nel lobo di un orecchio, che si mettono a sciorinare sure del Corano tra gli applausi e gli incitamenti reciproci. Milano (non Ramallah), piazza Duomo (non piazza Tahrir), la notte di Capodanno (non la festa di chiusura del ramadan). È il veglione di San Silvestro di quattro giorni fa, quello che ci ha aperto le porte del 2025 ma che, a detta loro, ci ha pure fatto sprofondare indietro di almeno sei secoli.
PADRONI DELLA PIAZZA
La “presa” del monumento equestre a Vittorio Emanuele, le bandiere della Tunisia e quelle palestinesi (immancabili, oramai, segno distintivo di qualsiasi assembramento che finirà con uno scontro annunciato). «Ti devo dire la storia del Corano?». E giù, ancora, con le grida da stadio e il baccano, gli schiamazzi, la baraonda che di festaiolo ha niente, con la rabbia. C’è anche quella, ce n’è tanta. C’è di tutto nei video che su internet fanno il giro del mondo (questo è nuovo, lo pubblica sul suo profilo X il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ieri), c’è l’indignazione e c’è la violenza («Italia ‘fanculo», «polizia di merda»), ci sono le dita medie alzate davanti alle telecamere, c’è anche molta volgarità. L’unica cosa che manca, evidentemente, è quell’integrazione sana che non è mai sopruso e men che meno è prepotenza.
Sono quattordici, e non sono solo milanesi, i ragazzi identificati dalla Squadra mobile e dai carabinieri lombardi per quegli insulti anti-italiani che da mercoledì rimbalzano sui social network in un effetto che fa, purtroppo, persino da megafono. Uno solo è un cittadino italiano, tutti gli altri sono nordafricani o di seconda generazione: in due, giovanissimi, sono addirittura già finiti al Cie (il Centro di identificazione) di via Corelli, una struttura molto conosciuta a Milano, e aspettano la conferma del magistrato per le pratiche di rimpatrio perché stanno nel nostro Paese da irregolari (il primo faceva parte del gruppo che ha urlato più volte il suo personale “vaffa” all’Italia, il secondo è stato fermato per altri motivi). Tutti rischiano una denuncia per vilipendio alla repubblica. Che messa così, d’accordo, uno dice sai-che-guaio, ma tanto per cominciare è un reato (trattato dall’articolo 290 del codice penale e per il quale si rischia una multa fino a 5mila euro), poi soprattutto è il principio. Perché la repubblica è lo Stato di diritto e liberale che bene o male siamo riusciti a costruire, è il nostro modo di vivere libero e democratico, è quell’Occidente a cui dovremmo aggrapparci coi denti e tenercelo stretto. Specie se l’alternativa è questa qua. Un fragore scomposto, rozzo e pieno di rancore.
ARMA A DOPPIO TAGLIO
Per identificare la dozzina e più di questi ragazzi esagitati è stato necessario il Sari, che è il sistema di riconoscimento facciale delle forze dell’ordine: i video caricati su TikTok, quando diventano virali, sono un’arma a doppio taglio. La maggior parte di loro viene da fuori Milano. Dall’hinterland, da Varese, da Brescia, da Pavia, ma anche dall’Emilia Romagna e dal Piemonte; alcuni sono nati in Tunisia, in Egitto, in Marocco; almeno tre erano già stati ritenuti molesti dagli agenti che presidiavano la zona rossa del Duomo, proprio lì, sotto la Madonnina, perché avevano precedenti penali a carico ed era stato notificato loro l’ordine prefettizio di allentamento. Insomma, lì a urlare «Allah akbar» non ci potevano manco stare. Una prima informativa sull’accaduto è già stata consegnata al procuratore meneghino Marcello Viola da parte degli investigatori: il passo successivo, adesso, è capire come trattare l’intera faccenda. Le forze di polizia sono al lavoro per individuare altri responsabili. «Scene vergognose», le commenta, invece, il deputato di Fratelli d’Italia Riccardo De Corato, che a Milano è stato vicesindaco e che conosce benissimo la città: «Bisogna presidiare le zone, la maggior parte erano arabi. Il problema è che arrivano da aree ben chiare, come San Siro o il quartiere di Corvetto o via Padova dove bisognerebbe adeguare i servizi di prevenzione da parte della questura. Ma nessuno controlla la situazione e allora possono fare quello che vogliono». Come non bastasse inizia a circolare un breve filmato in cui, nelle stessa notte di Capodanno, un gruppo di giovani vandali si scaglia contro un furgoncino dei vigili del fuoco che sta cercando di spegnere un incendio ad Abbiategrasso. «Sui fatti di Milano registriamo ancora l’ennesimo silenzio tombale di una sinistra cieca, muta e sorda quando si tratta di difendere l’Italia», chiosa il vicepresidente vicario dei meloniani in Senato Raffaele Speranzon.
Il nostro problema ha un nome. Oriana Fallaci ce lo aveva detto