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Ecco il piano dei fannulloni per il 2025: un mese in vacanza con 6 giorni di ferie

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Ignazio Stagno
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Il 2025 è cominciato e qual è la prima cosa che viene pianificata? La prossima vacanza. Nemmeno il tempo di digerire il panettone che già si pensa a come riempire la panza e anche la valigia per prenotare una nuova partenza rigorosamente per “staccare la spina”, per “trovare un momento per se stessi” ma anche per “farsi un regalo”. I luoghi comuni e gli inganni che la mente produce per giustificare a volte la voglia di non fare nulla sono molteplici e in questo periodo, nel momento preciso in cui si ha davanti il calendario del nuovo anno con un ricco menu di ponti, ecco che in tanti si mettono a “lavoro” con smartphone in mano e carta di credito a portata di mano. Mettiamo in chiaro subito una cosa: riposarsi è un dovere per il corpo e per lo spirito. Ma lavorare anche. Senza qualche soldo in tasca frutto di una occupazione non si può certo pianificare la fuga da qualche parte per godersi il relax. E questo 2025 a quanto pare è l’anno dei super-ponti. I portali che organizzano viaggi hanno invaso le stazioni delle metro per dirci che con soli 6 giorni di ferie quest’anno possiamo farci ben 32 giorni di vacanza, al netto di quelle estive tout court. Una tentazione, lasciatecelo dire, al fancazzismo che spesso alberga nei meandri di tanti “lavoratori” che a tavola ti dicono con tono fiero: «Io le ferie me le prendo tutte, sto molto attento al calendario e appena posso vado via».


Complimenti. In un Paese che è tornato a crescere e che ha un disperato bisogno di non perdere il treno del futuro che ci attende forse il pallino e la fissazione continua per il weekend lungo e per il super-ponte cominciano a diventare stucchevoli. Sergio Marchionne in un celebre discorso di qualche anno fa (divenuto virale anche sui social dopo la sua morte) parlava dei dipendenti Fiat in ferie per tutto il mese di agosto: «Ma in ferie da cosa? Io perdevo 5 milioni al giorno e mi chiedo, in ferie da cosa?». Un manifesto dell’aziendalismo. Per i dipendenti pubblici spesso questo discorso è diverso. Il vincolo sulle ferie da chiedere al “capo” è meno restrittivo a questo si aggiungono i weekend spesso liberi ed ecco che la categoria è forse la più interessata agli avvisi pubblicitari sulle vacanze. Ma qui il punto è un altro.


L’Italia dopo una frenata brusca è tornata in pista. È il quarto Paese al mondo per l’export, è sui binari giusti per la gestione del Pnrr ed ha i fondamentali economici che cominciano a rispondere in modo positivo. Perché fermarsi sul più bello per oltre 32 giorni? Ma spesso l’ossessiva ricerca di una vacanza è come un tic: quando non lavoro sto meglio. È il ragionamento che in tanti fanno. Ma forse un biglietto aereo prenotato con due semplici clic non risolve il problema di fondo e allontana la vera domanda che forse dovremmo porci: il lavoro che sto facendo mi piace? Perché sento il bisogno continuo di “staccare la spina”? Lì andrebbero trovate le risposte con onestà intellettuale. Chi ama il proprio lavoro riesce a scandire bene il tempo del riposo e quello della produttività. Non c’è bisogno di guru e di mental-coach, sono concetti semplici: se lavorare non mi pesa, allora saprò concedermi il ristoro di una pausa. Il tempo sufficiente per ricaricare per davvero le batterie. E francamente più di 32 giorni son davvero troppi. Tra Pasqua e 25 Aprile bastano ne bastano solo 3 per portarsene a casa 10 di vacanza. Un antipasto dell’estate che però sarà preceduta dal ponte dell’1 maggio (giovedì-domenica) e da quello del 2 giugno (sabato-lunedì). Ma c'è anche chi sta organizzando adesso il prossimo Natale 2025 e il prossimo trenino di ferie per Capodanno 2025-2026. Qui siamo entriamo nella patologia: prenotare un viaggio con 12 mesi di anticipo con tutte le variabili e l’imprevedibilità che la vita ci pone davanti forse merita un approfondimento da un bravo piscoterapeuta...

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