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Milano, gli immigrati attaccano l'Italia? Quel "Vaffa" non può restare impunito

Daniele Capezzone
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Se avessimo – ma non la abbiamo – voglia di scherzare, potremmo dire che no, certamente non erano né militanti tedeschi di AfD né simpatizzanti di Elon Musk, né tifosi di Trump né di Milei. E – spiace dare questo dolore ai nostri partigiani in servizio permanente effettivo – non erano nemmeno nostalgici mussoliniani. Di più: non si trattava. Sui social ci sono immagini della notte di Capodanno, in piazza del Duomo a Milano, dove si vedono sventolare bandiere della Tunisia e della Palestina e si sentono urla di questo tipo: «Vaffanculo Italia! Polizia di merda!».

Ovviamente sarebbe sciocco affermare che ciò sia rappresentativo di tutti gli immigrati Di chi parliamo? Della torma di facinorosi immigrati che la notte di Capodanno si sono abbandonati a un ormai consueto rituale di vandalismo e aggressioni a Milano (complimenti, sindaco Sala!), quest’anno impreziosito dal grido bestiale: «Vaffanculo, Italia». Guardatele le immagini che girano in rete: visi stravolti dalla rabbia, urla da belve umane, un rancore assoluto e irriducibile. E – ciò che più conta – l’arroganza di chi sa che resterà impunito. Di chi sa che – a sinistra e non solo – è già pronta la solita canzoncina del “non li abbiamo ascoltati”, “non abbiamo fatto abbastanza”, “è colpa nostra”. Di chi sente intorno l’ovatta del giustificazionismo, l’autorazzismo della colpevolizzazione rivolta sempre e solo contro gli italiani, e una freddezza ingiustificabile nei confronti delle forze dell’ordine (oggetto, non a caso, di altre offese belluine: «Polizia di merda»).

 

È l’ora di dire basta. Il nostro è un paese serio che non può più tollerare simili scene di disprezzo: non solo della legalità (questo è pacifico), ma pure di quel sentimento di amor patrio di cui sentiamo parlare – a volte sinceramente, più spesso retoricamente – da tante parti. E allora si agisca di conseguenza. E si tratta di una sfida politica per tutti. La sinistra dovrebbe finalmente sottoporsi a un bagno di realtà: non le verrà nulla di buono dalla difesa di queste scene orrende. Ci sarà pure qualche testa rimasta minimamente lucida tra i progressisti: se sì, comprendano che la sinistra – ormai – non ha una vertenza con Giorgia Meloni o con il governo, ma ha un gigantesco problema di sconnessione rispetto agli elettori. Cittadini comuni che considerano lunare la minimizzazione che a sinistra continua a esserci rispetto a questo andazzo.

Ma pure la destra è chiamata a un salto di qualità. A onor del vero, sul tema dell’immigrazione, l’impegno del governo merita un plauso: i numeri parlano chiaro, e sia dalla Cassazione sia dall’Ue sono giunti altri segnali che certamente l’esecutivo può rivendicare. Ma è sul mix tra immigrazione illegale e sicurezza che si può fare di più. L’esperimento delle zone rosse va esteso e potenziato. Nelle stazioni delle principali città e nei luoghi “caldi” serve uno sforzo permanente: costerà in termini di uomini impiegati e di risorse, ma va fatto.

E soprattutto, anche per mostrare il cambio di clima, per compiere una potente opera di dissuasione, servirebbe. Non si tratta di una materia facile da maneggiare, ne siamo ben consapevoli: per ragioni varie che vanno dalle garanzie individuali a un quadro giuridico complesso. Ma sarebbe di straordinario valore educativo, oltre che un modo di far capire a tutti che il vento è cambiato, se si potesse procedere all’espulsione (nei casi in cui non si tratti di soggetti con cittadinanza italiana, e quando ricorrano le condizioni necessarie) dei soggetti che – in uno sventolio di bandiere tunisine e di altre nazioni – hanno gridato quel «Vaffanculo, Italia» o quel «Polizia di merda». Si può fare? Lo si faccia. Serve una forzatura e un atto di coraggio politico? Lo si compia, si tenti. C’è da affrontare una polemica? La stragrande maggioranza degli italiani sarebbe pronta ad applaudire questa decisione a scena aperta.

 

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