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Che figura i moralisti: gridano al razzismo ma era solo un'anatra

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Dicono gli studi che il razzismo in Italia sia in aumento. È cosa seria, su cui c’è poco da scherzare. Però è legittimo ipotizzare che nel boom c’entrino anche la mania del politicamente corretto e le ossessioni woke, il pensiero di matrice anglosassone che vede nella società occidentale, incarnata dal maschio adulto bianco, un concentrato di soprusi e discriminazioni. I paladini dell’anti-razzismo in salsa progressista dimenticano quello che Europa e Usa hanno fatto per il progresso mondiale sotto l’aspetto scientifico, medico, democratico, civile, intellettuale e di sviluppo economico. Sono obnubilati dall’odio verso l’Occidente.

Questa crociata permanente contro noi stessi alimenta naturalmente le diffidenze degli immigrati nei confronti del Paese che li ha accolti. Quanto accaduto a San Vendemiano, piccolo comune della Marca trevigiana dove risiede il governatore del Veneto, Luca Zaia, ne è la prova. Una donna nigeriana, che vive da vent’anni in Italia ma si è trasferita da poco nel Comune, si è sentita attaccata sul colore della sue pelle e ha denunciato di essere vittima di razzismo per aver visto attaccato a un palo vicino a casa sua un cartello con la scritta “Anèra m...”.

Apriti cielo, il caso è diventato una questione nazionale, è finito perfino in televisione, con dotte analisi socio-politiche su quanto il Veneto sia ormai una landa senza speranza, rifugio di razzisti e ignoranti primitivi (...)

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