Ascoli, uccide la moglie in casa davanti ai figli prima della recita di Natale
Una donna di 45 anni, Emanuela Massicci, è stata uccisa dal marito Massimo Malavolta., 48 anni, al culmine di una lite scoppiata nella casa di famiglia a Ripaberarda, nell'Ascolano, un poccolo centro che fa parte del Parco dei Calanchi e Monte Ascensione e della Comunità montana del Tronto. L'uomo ha usato un coltello, prima contro la moglie e poi contro se stesso e ora è ricoverato in ospedale.
Da quanto si è appreso, il femminicidio è avvenuto intorno alle 7 e le indagini sono affidate ai carabinieri di Castignano e dei militari del comando provinciale. L'uomo, al momento, è piantonato all'ospedale di Ascoli Piceno a seguito di alcune ferite che si sarebbe procurato con la lama di un coltello, ma non sarebbe in gravi condizioni. Al momento della tragedia in casa sarebbero stati presenti anche i figli della coppia, di 5 e dieci anni. Sarebbe stato l'aggressore a dare l'allarme ai familiari che avrebbero poi allertato i soccorsi. In mattinata i due coniugi avrebbero dovuto assistere alla recita di Natale del figlio.
Malvolta è un operaio dipendente di una fabbrica della zona industriale di Ascoli Piceno. Sul posto è già arrivato il procuratore capo di Ascoli Piceno, Umberto Monti. Sconcerto tra gli abitanti della frazione, di Castignano, 900 abitanti. Alcuni oggi dicono 'doveva essere fermato prima'. Tra moglie e marito i rapporti non sarebbero stati buoni da tempo. La moglie, ha spiegato il sindaco, era insegnante: "Ha fatto qualche supplenza da maestra ma non aveva una cattedra".
Per Cgil, Cisl e Uil di Ascoli Piceno "servono azioni immediate per cambiare una cultura che fa sì che molti uomini considerino le donne una proprietà di cui disporre. Sono i dati a dirlo, considerato che nel nostro Paese una donna ogni 3 giorni viene uccisa e, nella maggior parte dei casi, da chi sostiene di amarle. Servono azioni che prevedano un approccio integrato, a partire dall'educazione alla affettività, al rispetto e alle differenze in tutti i cicli di istruzione. Occorrono finanziamenti adeguati per i centri antiviolenza e più posti nelle case rifugio. Il ruolo del lavoro per contrastare tutte le forme di violenza di genere è fondamentale. Il lavoro stabile e di qualità è lo strumento essenziale che permette alle donne di autodeterminarsi, è ciò che aiuta anche a liberarsi da relazioni violente. Nella nostra regione come nel resto del Paese, le donne sono quelle che trovano occupazione precaria, con qualifiche più basse, spesso in part time involontario, e di conseguenza con retribuzioni più basse. Senza lavoro e salari adeguati le donne non saranno mai libere."