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Cgil, il sindacato ros usa i rider per farsi lo spot

Alberto Busacca
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Subordinato o autonomo? Quale dev’essere il futuro dei rider? La questione non è così semplice, come sempre quando l’ideologia ci mette lo zampino. Da anni l’idea che un lavoratore possa scegliere di rimanere autonomo è difficile da comprendere e da “digerire” da parte di alcune sigle sindacali, ovviamente a partire dalla Cgil. Per Landini e i suoi, infatti, il lavoro o è subordinato o non è, e questo ha portato alla condanna, senza se e senza ma, del contratto collettivo nazionale Ugl Rider che, nel 2020, permettendo a quei lavoratori di rimanere autonomi, ha dato diverse tutele a chi prima non le aveva (ad esempio una retribuzione oraria di 10 euro l’ora, maggiorazioni notturno e festivo, infortunio, ecc...).

Oggi si avviano le interlocuzioni per l’apertura del tavolo contrattuale. E Gianluca Mancini, segretario nazionale Ugl Rider, sembra avere le idee molto chiare. Smontando, come prima cosa, la vecchia visione del rider come lavoratore sfruttato e sottopagato. «Sono luoghi comuni», spiega a Libero. «Il nostro Ccnl Assodelivery Ugl ha normato un sistema che viveva alla giornata, senza diritti, senza tutele e senza un minimo orario. Ovviamente nelle grandi città, data la mole consistente di ordini, i guadagni sono maggiori e non è un caso che esistano migliaia di persone diventate rider di professione». Insomma, non si tratta più di un lavoretto fatto per tirare su due soldi nei ritagli di tempo.

 

 

 

«Ormai», continua Mancini, «i professionisti sono sempre di più, lavoratori che hanno deciso di fare i rider come unico impiego. L’avvento del food delivery, soprattutto durante l’emergenza Covid, ha permesso a tanti che avevano perso il lavoro di essere reinseriti». E siamo al punto cruciale. Secondo molti (solitamente di sinistra, a partire come detto dalla Cgil), il futuro dei rider è quello dei dipendenti. Quanto è ideologica questa visione? Per i lavoratori cosa è meglio: subordinati o autonomi? «Basta leggere la notizia di circa quindici giorni fa: la multinazionale Just Eat, che ha introdotto la subordinazione nel mondo dei rider, ha annunciato nel 2021 di voler raddoppiare il personale nella sede di Milano (che si occupa di customer care) e di voler assumere 6.000 rider». Bene, «qualche settimana fa ha diffuso un comunicato dove ha dato notizia del licenziamento del 25% del personale di Milano a causa del mancato raggiungimento degli obbiettivi operativi. E, solo pochi giorni fa, ha comunicato la chiusura degli Hub per i corrieri di Milano e Firenze, che probabilmente, genereranno a cascata anche lo stop di quelli di Torino, Roma e Napoli. Gorillas, altra società che ha scelto la subordinazione, ha chiuso dopo pochi mesi. Stessa cosa è avvenuta per Getir, segno evidente che questo modello non funziona».

E allora qual è la soluzione? Mancini non ha dubbi: «Noi siamo sempre più convinti che il modello autonomo e flessibile sarà il futuro, supporta to da maggiori diritti e tutele per i lavoratori. Il contratto per autonomi ha avuto i suoi risvolti positivi, ma è ancora da migliorare». Per questo, in vista del tavolo per il rinnovo contrattuale, le richieste sono già pronte: «Aumento dei compensi, trasparenza dell’algoritmo, revisione di alcune procedure operative, diritti e tutele con bonus che possano essere paragonati a quelli della subordinazione con migliorie sul piano della malattia, della maternità e della paternità. Ed ancora la tredicesima, il tfr e un bonus manutenzione». Tutte cose che, chissà perché, alla Cgil sembrano dare fastidio... 

 

 

 

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