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Autovelox, alle origini della parola che terrorizza gli automobilisti

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Massimo Arcangeli
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Nel 1990 autovelox, da tempo affermatosi nell’italiano comune di uso corrente (tanto da essere ritenuto sinonimo di velocimetro) sulla concorrenza di altre apparecchiature di misurazione della velocità di un veicolo, come il vecchio Multanova (a tecnologia radar) o come Velomatic (il modello 512, dispositivo di rilevazione mobile, è utilizzato da anni dalle forze di polizia), viene lemmatizzato in due repertori lessicali di diversa impostazione. 

Uno raccoglie neologismi, datandolo però al 1988 («radar in grado di rilevare la velocità dei veicoli in transito», Ottavio Laurati, 3000 parole nuove. La neologia negli anni 1980-1990, Bologna, Zanichelli), e l’altro invece tecnicismi: «Apparecchio che permette di cogliere in flagrante, con registratore sofisticato, gli automobilisti che superano i limiti di velocità prescritti» (Antonio Frescaroli, Dizionario delle parole difficili nell'italiano attuale. Le parole specialistiche entrate nel linguaggio comune. Moda, pubblicità, marketing, medicina, politica, ecologia ecc. ecc., Milano, De Vecchi).

 



Autovelox era una delle tante forme composte e delle tante locuzioni, riferite all’auto(mobile), fiorite tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta: autocaravan e automodellismo; autoporto e autopattuglia; autobomba e autocivetta; autocross e automercato; autoconcessionario e automunito; auto pirata e auto blu. La parola, composta di auto - e del latino velox (“veloce”), è in origine il nome commerciale di un marchio registrato nel 1981, sebbene il 27 aprile 1965, in un decreto (Attribuzione di salari medi e di periodi medi di occupazione, ai fini degli assegni familiari, per particolari categorie di lavoratori riuniti in organismi cooperativi di ausiliari del traffico) firmato da Giorgio Fenoaltea, ministro per il Lavoro e la Previdenza Sociale, e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 12 maggio (n. 118), già si menzionasse un’azienda di noleggio di San Severo (FG) denominata Autovelox. Alla base c'era forse l'omonimo vocabolo inglese, che trovo attestato, nell'espressione Autovelox Model, proprio nel 1965 (The British Journal of Photography Advertisements, 29 gennaio, p. XX).

 

 

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