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Sciopero, i giudici lasciano gli italiani a piedi
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Non bastavano i magistrati in prima linea sull’immigrazione. Quelli, per intenderci, che hanno attaccato il protocollo “italo-albanese” sui migranti. Adesso ci sono anche quelli che si schierano dalla parte dei sindacati sullo sciopero a poco più di dieci giorni dal Natale. E che, alla vigilia della serrata proclamata per oggi dall’Unione sindacale di base - Usb -, sospendono per decreto l’ordinanza del ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ripristinando l’astensione dal lavoro di 24 ore.
«Abbiamo fatto tutto il possibile per difendere il diritto alla mobilità degli italiani. Per l’ennesimo venerdì di caos e disagi, i cittadini potranno ringraziare un giudice del Tar del Lazio», recita la nota con la quale Salvini, con rabbia, si scaglia contro il decreto monocratico con il quale ieri pomeriggio il tribunale ha accolto la richiesta del sindacato Usb di sospendere l’ordinanza con la quale il ministro- martedì scorso - aveva firmato la precettazione per ridurre lo sciopero, nel settore trasporti, a quattro ore. E in serata, al Tg1, il ministro torna alla carica: «Ogni venerdì l’Italia a piedi non si può vedere. Io non mi fermerò», avverte riferendosi alla modifiche delle regole sulle astensioni dal lavoro.
GLI EFFETTI
Oggi, dunque, le città italiane vivranno l’ennesimo venerdì di passione. Per effetto del provvedimento giudiziario, infatti, i lavoratori aderenti all’Usb incroceranno le braccia non più per sole otto ore - dalle 9 alle 13 ma per 24. Ovvero dalle ore 21 di ieri, 12 dicembre, alle 21 di oggi. Inevitabili le ripercussioni soprattutto sul trasporto pubblico locale, con la sola finestra delle tradizionali fasce di garanzia (ovvero a Roma dall’inizio del servizio e fino alle 8,30 e poi dalle 17 alle 20; a Milano fino alle 8,45 e dalle 15 alle 18), per gli utenti di tram, metropolitane e autobus, ma anche di treni regionali, Ncc, trasporto marittimo e servizio taxi. Per Trenitalia, invece, lo stop sarà di 24 ore. Come per Trenord, in Lombardia.
A questo punto vale la pena dare un’occhiata alle motivazioni in base alle quali la terza sezione del Tar, giudice Elena Stanizzi, ha accolto il ricorso sindacale. Per la giustizia amministrativa, tanto per cominciare, «i richiamati disagi discendenti dallo sciopero appaiono riconducibili all’effetto fisiologico». Insomma, niente di nuovo, visto che non «emergono le motivazioni in base alle quali i disagi eccederebbero tale carattere, tenuto conto della vincolante presenza di fasce orarie di garanzia». L’udienza di merito, in composizione collegiale, è stata fissata per il 13 gennaio.
Inevitabile l’esultanza del sindacato Usb: «Lo sciopero è generale, regolare e legittimo e durerà 24 ore anche nei trasporti. Per una volta vincono i lavoratori e vince la democrazia. È quindi smentita l’arroganza del ministro Salvini. Sarà una bella giornata per la democrazia». «Il ministro Salvini deve attaccarsi al Tar», aggiunge in un videomessaggio diffuso sui canali social dell’Usb Sasha Colautti, dell’esecutivo nazionale: «Il ministero dei Trasporti non è un lavoro che gli compete».
E DOMANI TOCCA ALLA CGIL
Il sindacato oggi sarà in piazza a Milano (dalle 10, concentramento in Porta Venezia) e Roma (appuntamento alle 9,30 in piazzale Tiburtino, direzione piazza Indipendenza). «L’intervento illegittimo di Salvini ha centrato l’attenzione sul trasporto pubblico locale, ma a scioperare saranno tutti i settori», ricorda Guido Lutrario, dell’esecutivo nazionale. E ora tocca alla Cgil. Il sindacato di Maurizio Landini domani sarà in piazza a Roma, adunata alle ore 14 in piazzale del Verano, per protestare contro il disegno di legge sicurezza, approvato in prima lettura alla Camera e adesso all’esame del Senato. La mobilitazione è in qualche modo collegata alla serrata di oggi, visto che per il “sindacato rosso” il provvedimento del governo, laddove prevede la mano pesante contro blocchi stradali e picchetti, «rappresenta un attacco al diritto di sciopero» (che peraltro Salvini vuole modificare). A manifestare, insieme ai centri sociali, alle sigle della sinistra antagonista e alla Cgil, ci saranno anche Amnesty International, Anpi, Rifondazione comunista, i “gretini” di Fridays For Future Italia e pure l’Associazione nazionale giuristi democratici. «Il 14 dicembre sarà il primo passo di una mobilitazione che continuerà al momento del voto in Senato.
L’obiettivo è moltiplicare la forza sociale per bloccare il ddl sicurezza».
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