Don Biancalani, altro scandalo in comunità: dopo la truffa, stupro tra gli immigrati "modello"
Fulgido esempio di integrazione. Nella canonica del prete ultra -progressista Massimo Biancalani, il quale ospita decine di immigrati africani, c’è stato un tentativo di stupro. L’autore- tecnicamente presunto fino alla condanna - è un 32enne irregolare liberiano. Lo straniero è accusato di violenza sessuale aggravata. La canonica è quella di Vicofaro, a Pistoia. La frazione negli ultimi anni è assurta ai disonori delle cronache proprio per fatti legati all’accoglienza di massa, e ci arriviamo. Prima la cronaca. I fatti risalgono a martedì ma sono emersi solo in queste ore sul quotidiano Il Tirreno, di cui il prete sui social contesta il titolo: «La vera notizia», commenta Biancalani, «è che due ospiti salvano una ragazza».
La notizia è che il liberiano, ospite della struttura, aveva conosciuto la giovane qualche ora prima alla stazione di Montecatini: alcuni bicchieri insieme, una serie di spinelli, poi l’invito nel dormitorio della canonica, un lungo corridoio con molti giacigli. L’immigrato ha buttato la ragazza sul materasso, l’ha spogliata, immobilizzata, e ha provato ad avere un rapporto. Quindi le grida disperate che hanno convinto altri due ospiti a fermare il possibile stupro, la ragazza ha recuperato i vestiti ed è riuscita a fuggire. Dalla strada ha invocato l’intervento della polizia, che ha trovato il liberiano nel giardino della chiesa e l’ha arrestato. Le manette sono scattate anche per il pericolo di fuga vista la clandestinità.
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È UNA “RISORSA”
L’irregolare era ospite della parrocchia di Santa Maria Maggiore da un mese, da quando aveva lasciato il centro di permanenza per i rimpatri di Potenza. È schedato con diversi nomi falsi; ha precedenti per droga; l’anno scorso gli è stata respinta la richiesta di permesso di soggiorno per protezione speciale. Accennavamo alla sfilza di episodi che riguardano la canonica del Biancalani: solo ad aprile ci sono state tre aggressioni in una settimana, in questo caso scontri tra immigrati. L’ultimo misfatto è una coltellata subita all’addome da un 35enne.
Il Comitato dei Residenti di Vicofaro ha protestato ripetutamente contro il sacerdote chiedendone la rimozione. Una domenica, prima della messa celebrata dal vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, i rappresentanti dei cittadini hanno esposto uno striscione che chiedeva «un vero parroco». La richiesta è arrivata dopo la denuncia di gravi problemi legati all’igiene della zona, ai rifiuti abbandonati in strada e soprattutto alla criminalità.
Col parroco è scontro continuo, a volte persino in tribunale, come quando il Comitato ha querelato il prete perché aveva accusato alcuni rappresentanti di aver «aggredito due anziani che intendevano venire a messa», così aveva riportato su Facebook il don. Il quale due anni fa è stato condannato (ma il Tar ha sospeso la pena) per le «carenze» nella struttura d’accoglienza. «I topi?», ha argomentato il prete, «Siamo in campagna». Poi lo sfogo: «Il sindaco ci manda i controlli, siamo nel mirino, tartassati, controlli su controlli». Ma guarda te questo sindaco (Alessandro Tomasi, centrodestra) che vuole vigilare sul proprio comune. L’anno scorso il Biancalani è finito sotto indagine per truffa e falso in atto pubblico: nel mirino presunti falsi contratti di lavoro stipulati nei confronti di 4 persone straniere ospitate nella parrocchia tra il 2019 e il 2020». Secondo l’accusa avrebbe ottenuto dall’Inps contributi non dovuti.
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Il don a gennaio è stato anche accusato da diversi fedeli di fare comizi elettorali. Affermare il contrario è complicato: «Cari amici», c’era scritto sul foglio liturgico in chiesa, «è stato fuorviante il dibattito protrattosi per giorni sul fascismo della signora Meloni. Esso non consiste nel beneplacito al saluto romano, ma nella cultura fascista che la determina nella sua azione di governo». Nella «guida per la messa», come l’ha definita il sacerdote, veniva attaccato il termine «nazione», che stando al foglietto la premier preferirebbe a «repubblica».
L’attacco è frontale: «L’Italia, secondo la Costituzione, è una repubblica. Non è una nazione. Ed è la repubblica, cioè il diritto, a fare il cittadino. Altrimenti»- tenetevi forte- «si fa lo Stato etnico e se arrivano altri si grida alla sostituzione etnica, si sogna il blocco navale, si chiudono i porti, oppure arrivati li si imprigiona, li si segrega e li si deporta. Fuori dalla vista e fuori dai confini. In Albania o in Tunisia, magari a pagamento». E ancora: «L’elezione diretta di un presidente del Consiglio, la madre di tutte le riforme per Meloni, non può infirmare il potere né un parlamento, né un presidente della Repubblica. Né fin quando lo chiami alle urne, l’elettorato.Questo è fascismo». Questo è un prete che dovrebbe occuparsi delle anime, non di campagna elettorale.
TUFFI E DIVERTIMENTO
La sua Crociata contro il centrodestra - il primo a fronteggiarlo è stato Matteo Salvini - è iniziata ufficialmente nel 2017 quando sui social il “prete dei migranti” ha pubblicato le foto dei suoi ospiti in piscina. Lui era con loro. Questa la frase a corredo: «Loro sono la mia patria. I razzisti e i fascisti i miei nemici». Chiese vuote, piscine piene, guai a profusione.