Cgil, la nuova piazza attira chi coltiva la violenza
C’è una mutazione politica e antropologica nella piazza della Cgil, ieri lo si è visto molto bene, e questa è una brutta notizia per la confederazione di Maurizio Landini e per l’Italia. A partire dagli anni Settanta, gli operai e gli altri lavoratori iscritti al sindacato rosso sono stati cosa ben distinta e talvolta opposta rispetto ai movimenti antagonisti, ai centri sociali e a chi professa odio per le forze dell’ordine e gli altri simboli dello Stato. Marcare le distanze dai peggiori era negli interessi della stessa Cgil, che quando andava in piazza s’incaricava di controllare e tenere ai margini quei gruppi.
Certi compiti che la polizia non poteva svolgere, perché l’impiego degli uomini in divisa avrebbe scatenato altra violenza, furono presi in carico dal servizio d’ordine della Cgil. Avvenne anche a Brescia in piazza della Loggia, nei giorni dopo la strage del 28 maggio 1974. La distanza che separava il sindacato dalla “base” della protesta fu evidente il 17 febbraio 1977, quando dovettero intervenire centinaia di operai della Cgil per consentire a Luciano Lama di parlare sul palco all’interno della Sapienza. Durò fin quando da Autonomia operaia e dal movimento studentesco partì una pioggia di sassi, al grido di «via, via la nuova polizia». (...)
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