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Milano, la Polizia denuncia: "Ecco dove non possiamo più entrare"

Alessandro Aspesi
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Altra notte di violenza nel quartiere di Corvetto a Milano. E naturalmente i sindacati di polizia hanno dimostrato immediatamente tutta la loro preoccupazione per le zone periferiche di alcune grandi città italiane che definiscono ormai apertamente fuori controllo.

Il segretario provinciale del Sap, Massimiliano Pirola, parla di «senso di impunità dilagante» e spiega che Milano non può esimersi dal mettere in atto un programma di prevenzione per scongiurare un pericolo banlieue. «Non si può demandare solo alla Questura la responsabilità di un ordine pubblico frutto di scelte sbagliate», spiega Pirola, proponendo a tutte le istituzioni coinvolte un tavolo di confronto costruttivo affinché si trovino soluzioni condivise ed efficaci. Per il Sap «è già troppo tardi». «Il tempo è scaduto» spiega Pirola, «bisogna agire nel più breve tempo possibile per evitare che la situazione degeneri ulteriormente».

 

 

 

Della stessa opinione Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di Polizia Coisp, che parla di «campo di battaglia». «Questo episodio è l’ennesimo segnale di allarme, perché ormai certe zone di grandi città come Milano, Roma e Napoli sono ormai fuori controllo e rischiano di diventare enclave della criminalità organizzata dove le leggi dello Stato vengono sistematicamente sfidate. E non si parla più di disagio sociale, ma di territori controllati da criminali che si sentono intoccabili». «È intollerabile», continua il segretario del Coisp, «che per le forze dell’ordine sia complicato anche solo entrare e svolgere servizio in alcuni quartieri dove ormai si entra solo in forze durante operazioni in grande stile».

 

 

 

E per Pianese questo è un pessimo segnale. «In queste condizioni è la malavita che si avvantaggia perché dove non si controlla il territorio si creano subito piazze di spaccio e altre situazioni di grave illegalità». Per il Coisp l’unica soluzione possibile è la tolleranza zero: «Chi incendia, devasta e aggredisce deve essere condannato. Non deve più esserci spazio per l’impunità, niente sconti per chi trasforma le strade in teatri di guerra. Anche perché per Pianese è evidente che i manifestanti non erano lì per chiedere giustizia ma per lanciare un attacco aperto contro lo Stato». «Dopo i fatti di Corvetto abbiamo incontrato il ministro dell’Interno per discutere le norme a tutela delle donne e degli uomini in servizio nella polizia di Stato» spiega Pianese «lo strumento giusto è il DDL sicurezza che ci auguriamo venga approvato». Nel frattempo anche il carabiniere alla guida dell’auto dell’inseguimento di domenica è stato indagato dalla Procura.

 

 

 

Anche per Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, quella del Corvetto «è stata una guerriglia, organizzata nei tempi e nei modi, con tanto di auto posizionate ad hoc per impedire l’intervento delle forze dell’ordine e l’uso di bombe per affermare una presunta superiorità sulle leggi, sullo Stato e su ogni regola civile». Nessuna protesta, nessuna nobile ricerca di risposte. Fatti simili si ripetono sempre più frequentemente come due giorni fa a Padova, quando frasi d’odio scritte davanti alla questura hanno per l’ennesima volta svelato la pericolosità di gruppi coesi capaci di organizzarsi e appoggiarsi vicendevolmente per fronteggiare le autorità il tutto al solo scopo di intimidire e aggredire gli operatori della sicurezza».

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