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Venezia, i borseggiatori restano impuniti: ecco cosa ostacola i processi

Serenella Bettin
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C’è un posto a Venezia, accanto al sublime teatro la Fenice, diventato una spelonca di portafogli e taccuini. Ce ne sono di tutti i tipi, neri, verdi, rossi, di pelle, di cuoio, di nylon, di gomma. Sono qui gettati a terra, dietro qualche colonnina della luce, o infilati dentro le saracinesche abbassate. Sono i portafogli rubati ai turisti, ai veneziani, agli anziani. I borseggiatori li sfilano dalle borse, dagli zaini, dalle tasche dei pantaloni, li ripuliscono di tutto, soldi, carte di credito, e dentro ci ritrovi solo qualche foto ingiallita di famiglia o qualche carta d’identità di qualche turista francese, americano, messicano, spagnolo, giapponese.

Qui a Venezia è così, chi non la vive non ci può credere. I borseggiatori, ora soprattutto uomini, e le borseggiatrici, oltre a infilare le mani in borse e zainetti, si intrufolano dappertutto. Nelle calli, sopra i pontili dei vaporetti, nei battelli, sopra i ponti, dentro le chiese, nei pullman, nei treni. Perfino dentro i tabacchini e i ristoranti. Ed è veramente una questione di pochi attimi. Adocchiano la preda in genere con zaino o borsa bene in vista, magari in mezzo alla calca; si appostano dietro la vittima, si guardano in giro, se c’è confusione coprono la mano che andrà a sfilare il taccuino con una sciarpa, un ombrello, una piantina di Venezia - così, per fingersi turisti - e zac, in un battito di ciglia colpiscono. E non c’è verso di fermarli.

 

 

 

Spuntano come funghi, i residenti sono disperati, i turisti vanno a casa piangendo e chi tenta di fermarli- come Monica Poli, la Lady PickPocket che da anni combatte il fenomeno assieme ai Cittadini Non Distratti - sa che anche se li ferma e li segnala, poco dopo saranno ancora in circolazione, a sfilare il portafogli a qualcun altro, con la consapevolezza che tanto rimarranno impuniti. In questo senso, negli ultimi anni il lavoro di contrasto a questa situazione, per le forze dell’ordine, è diventato ancor più inutile e frustrante. Un dato? Prima del Covid, nel 2019, i vigili avevano arrestato 89 borseggiatori, nel 2024 soltanto due. Come è possibile? E sì che i ladri sono raddoppiati, triplicati, in più, dice una fonte a Libero, «le borseggiatrici hanno tutte i fogli di via».

Il vice comandante della polizia locale lagunare, Gianni Franzoi, ha spiegato che ciò è dovuto alle modalità giudiziarie introdotte dalla riforma Cartabia. «La totale impunità provocata dalla riforma - ha dichiarato al Gazzettino - ha richiamato in città soggetti che nulla hanno a che fare con i borseggiatori, ma che a differenza di quei ladri, maestri del furto con destrezza, questi sono più simili a dei rapinatori: non hanno alcuna abilità e se scoperti, anziché scappare, agiscono con violenza». Lo sa bene Saddik Simonetti, un cameriere di 28 anni, che mercoledì scorso, per aver sventato un borseggio, si è preso un pugno su un occhio. I ladri lo hanno seguito fino al posto di lavoro, e poi oltre ad avergli spruzzato lo spray al peperoncino, gli hanno anche tirato un gancio. Dalle telecamere di video sorveglianza, si vede perfettamente il momento dell’aggressione. E non è nemmeno la prima volta che accade.

Ma la riforma Cartabia che cosa c’entra? Il fatto è che rende molto difficile portato a termine l’iter processuale che potrebbe portare i malfattori a una condanna. Vediamo di capire: in caso di fermo del delinquente, oltre alla formalizzazione della denuncia, chi viene derubato deve comparire insieme al presunto ladro al processo per direttissima. E già questo può essere un problema, per un turista: perdere uno dei pochi giorni di vacanza in Laguna fra interrogatori e verbali. Ma non è soltanto questo.

Perché l’avvocato difensore dell’accusato, in udienza, può poi chiedere i cosiddetti “termini a difesa”: in sostanza, chiede al giudice di concedergli il tempo necessario a leggere gli atti. Ragion per cui l’udienza successiva viene rimandata di almeno un mese. Ora, vi immaginate un turista tedesco o messicano o anche romano, dopo essere stato derubato, che torna un mese dopo per l’udienza, con conseguente ulteriore perdita di tempo e soldi? Anche no. E quindi, di fatto, nella stragrande maggioranza dei casi il ladro rimane impunito. Come quello di questo vecchietto, di cui abbiamo trovato il portafoglio. Ottantaquattro anni, di Parigi, che forse dopo l’accaduto voleva solo tornarsene a casa.

 

 

 

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