Il dominio del maschio non ci appartiene. Altre culture invece reprimono le donne
La violenza contro le donne, che sfocia spesso nei casi di femminicidio di cui sono piene le cronache, è uno dei più efferati crimini del nostro tempo. Individuarne con precisione le cause e i motivi è fondamentale per permettere di combatterlo con cognizione di causa. Tutti dovremmo perciò essere impegnati a riflettere, studiare, confrontare dati.
A maggior ragione questo dovrebbe essere il compito del legislatore, che è chiamato a mettere in campo politiche efficaci per limitare, nella misura del possibile, il fenomeno. Da un po’ di tempo, la risposta che ha corso in ampia parte del mondo politico e intellettuale, soprattutto a sinistra, è tanto semplice quanto rassicurante: ad armare la mano di tanti sarebbe l’ambiente culturale intriso di cultura patriarcale in cui sono nati e cresciuti. Temo che la risposta sia tanto semplice quanto rassicurante. Il patriarcato ha indubbiamente segnato la vita delle nostre comunità, con i suoi aspetti (soprattutto ma non esclusivamente) negativi. Che lo segni ancora è un po’ temerario dirlo.
RIVOLUZIONE DEI COSTUMI
In Italia c’è stata una vera e propria rivoluzione dei costumi e anche nelle più profonde zone interne donne assoggettate al dominio maschile non è dato più vederle. Poiché questa rivoluzione risale almeno agli anni Sessanta del secolo scorso è difficile dire che i suoi effetti siano ancora vivi nell’ultima generazione. Molto più probabile è che ad agire sia oggi quel senso di vuoto e quella anaffettività diffusa che è generata dalla società liquida in cui viviamo. Su questo punto il Ministro Valditara non si è inventato nulla, essendo stato sottolineato questo elemento da studiosi di varie discipline ed anche di sinistra come lo psicologo Paolo Crepet o il filosofo Massimo Cacciari, solo per fare due nomi.
MATRICE
Così come Valditara non si è inventato nulla nel sottolineare che una delle matrici principali di questo gravissimo fenomeno sia da ricercare nell’immigrazione clandestina, cioè nell’impatto non governato fra culture diverse. Soprattutto fra la nostra cultura ed altre, come la islamica, esse si impregnate ancora di cultura patriarcale. Come riportato ieri da Mattia Feltri su La Stampa il 28% delle violenze sessuali è commesso oggi in Italia da stranieri. Ma gli stranieri in Italia sono molto meno del 28% della popolazione. Che ci sia una loro maggiore propensione a questo tipo di crimine è perciò innegabile. Probabilmente l’occasione in cui Valditara è intervenuto non era la più adatta per affrontare il tema, non trattandosi di un convegno di studio. Ma sottrarre al dibattito le sue idee, demonizzandole, sarebbe non solo sbagliato ma anche controproducente dal punto di vista della lotta al fenomeno. Che è ciò che dovrebbe interessare a tutti. E che esigerebbe che si mettessero davvero da parte le ideologie.