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Firenze, teppisti e dem contro gli affitti brevi: sigillate le cassette con le chiavi dei clienti

Claudia Osmetti
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Una crociata contro gli affitti brevi (e, guarda caso, perlopiù nelle città rosse). Ché oramai l’abbiamo capito: è la nuova frontiera degli “anti” a prescindere, i quali se la prendono, adesso, persino col turismo. Importa niente, a loro, che il settore ricettivo tenga in piedi l’economia (dà lavoro a 1,8 milioni di persone, quindi dà da mangiare a 1,8 milioni di famiglie: basterebbe questo) e frega ancor meno, sempre a loro, che spesso, con quelle azioni mordi e fuggi, più tendenti all’atto vandalico che alla protesta di piazza, colpiscono i piccoli proprietari di casa e lasciano indisturbati i furbetti che pure esistono (come esistono in qualsiasi categoria professionale). L’ultima se la sono inventata a Firenze. Hanno tappezzato mezza città, dal Lungarno a Ponte Vecchio, da via dei Calzaiuoli alle Cascine, con delle striscette adesive, intrecciate a formare una “ics”, color rubino in modo che si possano vedere a distanza, con su scritto «salviamo Firenze x viverci» (il “x” usato al posto della forma estesa, “per”, richiama evidentemente un segnale di stop) e appiccicate una in fila all’altra su qualsiasi keybox siano riusciti a individuare.

Le keybox, per chi non lo sapesse, sono quelle cassettine grandi come il pugno di una mano, che si aprono con una combinazione e che contengono, appunto, le “keys”, le chiavi di un appartamento odi un alloggio: se prenoti on line e fai il check-in digitale, può anche capitarti di non incontrare il tuo locatario che, invece, ti fornisce le indicazioni necessarie per poter entrare in casa. Facile, veloce e pratico. Ma anche alla portata di chiunque ne voglia boicottare il sistema. «Firenze muore di turismo selvaggio e speculazione», scrive sui social l’associazione Salviamo Firenze che sta dietro al blitz toscano (e che di adesivi rossi ne ha usati all’incirca cinquecento solo questa volta). Il punto, però, non è piazza della Signoria: è che, da qualche mese, manifestazioni, contestazioni, dissensi più o meno mascherati da gesta goliardiche (e che non lo sono per nulla perché dimenticano uno dei capisaldi della libertà dell’Occidente: che con le cose sue e quindi anche con le case sue uno, finché non delinque, ci fa quel che vuole) si sono moltiplicati e non si contano più.

A Verona, per esempio (dove quest’estate sono comparsi altri adesivi, gialli, sui campanelli degli appartamenti e che raccomandavano: «Tourist go home, stop Airbnb»). A Milano (dove la “battaglia dei locker”, con le stesse identiche modalità, è iniziata già ad aprile al grido di: «Questa città non è un albergo»). A Roma (dove sono scesi in campo addirittura dei novelli e anonimi Robin Hood dal retrogusto dei centri sociali, con volantini e rivendicazioni e tanto di cappello di Sherwood; oppure dove, per dar loro man forte, alcuni attivisti di diverse sigle come il circolo Arci, a fine ottobre, hanno sfilato davanti alla sede legale di Booking, la più grande piattaforma di prenotazioni in rete). A Bologna (dove hanno provato a fare lo stesso e dove, tuttavia, ci sta mettendo lo zampino anche la politica). D’altronde è la storia più vecchia del mondo, quella del malcontento che conviene cavalcare: alle volte ci si riesce, altre no, ma se non ci si prova nisba. Ecco allora che Emily Clancy, vicesindaco bolognese, meno di quattro giorni fa, s’è costernata, s’è indignata e s’è impegnata su un caso che ha fatto scandalo (quello di un monolocale di otto metri quadrati messo in locazione a 600 euro al mese).

 

 

Situazione alla Pozzetto: Taaac. Epperò anche situazione da ribalta politica perché «nelle prossime ore presenteremo un esposto alla procura chiedendo di intervenire a tutela della collettività e perseguendo le condotte che danno luogo alle situazioni inaccettabili in atto e che potrebbero configurarsi come reati». Il senso delle parole di Clancy lo si capisce, ma resta il fatto (sacrosanto) che non saranno il tar, un giudice o il Comune a regolare spropositi del genere; sarà, semmai, una cosuccia chiamata mercato. Invece niente. La guerra (diciamo così) santa che approda a Firenze ma che è anche iniziata a Firenze (l’ex sindaco dem Dario Nardella ne è stato il capofila con la famosa delibera dell’ottobre 2023 che aveva sancito il divieto di iscrivere nuovi affitti turistici nell’Area Unesco della città) sembra destinata a continuare.

 

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