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Impagnatiello, chiesto l'ergastolo. Orrore in tribunale: "Quando Giulia Tramontano ha firmato la sua condanna a morte"

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La Procura di Milano ha chiesto l'ergastolo con l'isolamento diurno di 18 mesi per Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso nella loro casa di Senago la compagna Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, il 27 maggio 2023. Secondo la Procura, Giulia ha "firmato la propria condanna a morte quando ha comunicato al fidanzato di essere incinta".

L'ex barman dell'Armani Bamboo Bar, a Milano, è accusato di omicidio aggravato dai futili motivi, dalla crudeltà, dalla premeditazione e dal rapporto affettivo di convivenza. Inoltre, l'accusa nei suoi confronti è anche di interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. In aula, la requisitoria è stata sviluppata dalla pm Alessia Menegazzo e dalla procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella, che hanno parlato per circa due ore e mezza. Secondo la procura, "non ci sono dubbi sulla premeditazione".

"L’essere umano è capace di fare cose drammatiche senza nessun disturbo psichiatrico, fa paura accettare questa verità, che anche gli uomini normali possano commettere delitti efferati contro le persone che dicono di amare ma dobbiamo tutti avere il coraggio di accettarlo, non dobbiamo avere paura di cosa gli uomini siano in grado di fare", hanno detto in conclusione le due pm.

La morte della 29enne incinta al settimo mese con 37 coltellate prima del doppio tentativo di incendiarne il cadavere non è stata “follia” ma “crudeltà”, hanno detto, perché questo “processo ci ha portato verso l’orrore, ci ha mostrato la vera crudeltà, la manipolazione, l’ambiguità, questo processo è stato un’occasione per tutti noi per affacciarsi sul burrone e ci ha mostrato la banalità del male”.

“Dovete avere il coraggio di guardarla”, si è rivolta l’accusa ai giudici popolari della Corte d’assise di Milano. Il 31enne è da condannare anche a 18 mesi di isolamento diurno in carcere come conversione delle pene a 6 anni e 2 anni per gli altri due capi d’imputazione, cioè il procurato aborto e l’occultamento di cadavere per coprire l’omicidio. Per le pm non vanno concesse le attenuanti generiche a Impagnatiello perché “nell’orrore non c’è stato nemmeno un momento” in cui è possibile “spendere una parola favorevole”.

L’ex barman “ha mentito” agli investigatori e alla Corte d’assise in aula, “alla famiglia” e a “sua madre” portata in giro nelle prime ore del delitto alla ricerca di telecamere di sorveglianza che avessero ripreso la ‘finta’ fuga di Giulia. Non ha “mai avuto una parola per Giulia e la sua famiglia” né un “ripensamento”. L’udienza è stata sospesa per qualche minuto. Alla ripresa prenderanno la parola gli avvocati Giovanni e Daniele Cacciapuoti per la famiglia della vittima costituita parte civile nel processo.

 

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