Firenze, voto di scambio (con uno spritz)? Annullate le elezioni scolastiche: un caso a Firenze
Qui il problema non è tanto quello che è successo in un istituto superiore di Rifredi (Firenze), è piuttosto il “modello” che sta dietro all’intera vicenda: perché se un ragazzo, seppur maggiorenne (ma da poco), pensa sia normale ricorrere al voto di scambio (e persino alle minacce fisiche, che tra parentesi sono l’aspetto più grave) pur di vincere delle normalissime elezioni studentesche, be’, allora vuol dire che l’“esempio” l’ha preso altrove. Magari sui giornali, in televisione (e c’entra zero la mania per gli intrghi di Kevin Spacey in House of cards). Significa che è il sistema (non quello scolastico, ma quello democratico) che purtroppo scricchiola.
«Gravi irregolarità riscontrate prima e dopo le operazioni di voto»: è così che questa scuola toscana ha annullato le votazioni del 18 ottobre scorso, quelle per il rinnovo della componente studentesca nel consiglio d’istituto. Tutto da rifare, a distanza esattamente di un mese, perché un ragazzo, tra l’altro senza mai esporsi in prima persona, cioè facendosi aiutare da altri allievi (prima regola della politica: tenere le mani linde accada quel che accada), avrebbe intimidito i compagni delle prime classi e offerto a quelli più grandicelli un aperitivo in cambio della ics crocettata sul suo no me.
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Se-mi-voti-ti-pago-uno-spritz. Che fa un po’ Cetto Laqualunque, e infatti scappa immediatamente un sorrisetto ironico (eh-ma-son-ragazzi), però, in realtà, è lo specchio di una disillusione totale sulle operazioni di scrutinio (che poi sono quelle che distinguono gli Stati occidentali): e se questo è l’andazzo che si percepisce al liceo, figurati cosa può venirne fuori dopo, quando tocca eleggere non un rappresentante di classe ma un parlamentare. Anche perché lui, il candidato giovane, dai truffaldini vecchi delle (altre) elezioni, pare abbia imparato parecchio.
Tanto per cominciare si è fatto scudo di un gruppo di amici, senza mai metterci la faccia direttamente. In secondo luogo mica s’è fidato sulla parola: alle minacce (addirittura dell’uso della violenza) sono seguite le richieste di fotografie della scheda all’interno della cabina elettorale: un classico. E infine ha fatto i conti per benino sul numero delle preferenze che gli servivano per puntare alla vittoria. La politica è questione di numeri, a ogni livello, si sa. Lo hanno inguaiato, semmai, le te stimonianze di altri studenti e delle loro famiglie preoccupate: e ora «sulla vicenda, per quanto ci riguarda», racconta la preside del plesso all’edizione fiorentina del Corriere della Sera, «è in corso un’attività d’indagine da parte degli organi scolastici sulla quale non posso rivelare nulla».
Bocche cucite, al massimo qualche mormorio durante l’intervallo, epperò una sola certezza: quella che alle prossime urne (si apriranno tra due settimane, il 19 novembre) il candidato 18enne in questione ha deciso di ripresentarsi. D’altronde è un suo diritto: non c’è (ancora) uno straccio di provvedimento disciplinare nei suoi confronti e, per fortuna, in Italia, proprio in virtù di quel regime democratico che è garantito dalle libere votazioni, siamo tutti innocenti fino a sentenza definitiva. Vale in tribunale, ma vale anche alla lavagna. Detto questo, che le elezioni studentesche di Rifredi siano da debito in Educazione civica è fuor di dubbio. Però il punto è che il voto di scambio non è di certo nato lì: e una riflessione su quello che i ragazzi, anche sbagliando, fanno imitando gli adulti, forse, andrebbe fatta.
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