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Leonardo premia i lavoratori con 1.500 e la Cgil protesta: l'ultima follia del sindacato

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Pietro Senaldi
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C’è un’azienda, in Italia, che l’anno scorso ha fatto un utile di 15,2 miliardi, ma nel primo semestre del 2024 i ricavi sono cresciuti già del 15% sul 2023 grazie al consolidamento del settore spazio. Conta 53.500 dipendenti nel mondo, 33mila dei quali nel nostro Paese. Negli ultimi due anni ha aumentato l’organico di tremila persone e ha in programma di assumerne altre 6-7mila da qui al 2028. Paga stipendi in media del 20% superiori alla media nazionale, anche per i livelli di impiego meno remunerativi.

Naturalmente su questa azienda si è abbattuta l’ira del sindacato. Non di quello interno- e ci mancherebbe... -, che lavora in buona sintonia con la dirigenza, bensì della Fiom Cgil di Torino. I piccoli Landini piemontesi contestano a Leonardo, il gruppo industriale internazionale italiano leader nei campi della difesa, della sicurezza e dell’aerospazio, l’iniziativa “Referral Programme”, un’idea del direttore del personale, Antonio Liotti, per trovare professionalità sul mercato da inserire nell’azienda. Il manager si è inventato una campagna interna che prevede premi fino a 1.500 euro ai dipendenti che propiziano assunzioni segnalando gente adeguata.
«C’è una diffusa carenza di profili tecnici nell’area Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica)» spiega Liotti a Libero. «In passato il fatto che offrissimo contratti sicuri e di qualità bastava a garantirci il primato, ma oggi i giovani privilegiano altri settori rispetto all’industria e poi c’è molta più mobilità. Noi garantiamo una formazione eccellente e perciò i nostri dipendenti sono molto richiesti e hanno facile mercato, c’è meno fedeltà aziendale».

 

 

 

NUOVE DINAMICHE
Da qui l’idea di affidarsi alle risorse interne per le nuove assunzioni. «Ma sia chiaro», precisa Liotti, «il premio sarà dato solo se la segnalazione arriva a buon fine e si trasforma in un contratto a tempo indeterminato. E riguarda solo professionalità ad alta specializzazione, per evitare ogni sospetto di nepotismo».

Niente da fare, la Fiom torinese storce il naso, vede il marcio dove non c’è: «Non ci piace il metodo, perché instaura relazioni industriali lontane dalla logica della trattativa sindacale», è la lamentela. Si scorge una visione dei rapporti tra azienda e dipendente ferma agli anni ’70, impregnata dalla contrapposizione tra padrone e forza lavoro. Qualcuno nella Cgil non ha afferrato che le dinamiche aziendali sono cambiate; o forse lo ha capito e non gli sta bene, perché l’azienda si rivolge al dipendente trattandolo da pari a pari. Forse è un effetto, ma non è questa l’intenzione.

MEZZO FAVORE
In ogni caso, la protesta non turba Leonardo, che non replica ufficialmente, probabilmente considerando la mossa dei sindacati un mezzo favore, una sorta di pubblicità indiretta. Il gruppo è presente in 44 province italiane ma si è lamentata solo Torino, peraltro al momento non chiedendo incontri all’azienda. Si va avanti, quindi, lasciando la Fiom spiazzata, in difesa di una concezione statica del lavoro, mentre oggi, spiega Liotti «l’ambizione della tuta blu non si limita più a scalare tutti i cinque livelli contrattuali, molti operai entrano in azienda con ambizioni di carriera interna, cambiano mansioni, si qualificano, possono arrivare anche a forme di lavoro da casa con l’ipad». È la tecnologia che premia anche la cosiddetta working class.

Certo, colpisce da osservatori esterni che la Fiom di Torino, con tutto quello che sta accadendo a Mirafiori, faccia le pulci a chi vuol assumere anziché preoccuparsi di chi continua a rinnovare la cassa integrazione, malgrado i bilanci del gruppo positivi per miliardi. Si calcola che le tute blu di Stellantis, da qui a fine anno, lavoreranno solo dodici giorni, dopo essere stati in cassa integrazione da marzo fino al 3 giugno. Il flop delle auto elettriche infatti ha determinato un crollo della produzione del 70%: nei primi otto mesi dell’anno, soltanto 18mila “500 verdi” prodotte sulle 52mila che sarebbero state necessarie per garantire una piena occupazione nel 2024. L’alternativa è trasferirsi a Tychy, in Polonia, dove lo stabilimento lavora a pieno regime.

 

 

 

PROMOZIONI DIVERSE
Dalle parti di Mirafiori, sui volantini interni di promozione, non c’è scritto, come su quelli di Leonardo che invitano i dipendenti a segnalare professionisti validi, “Cerco amica geniale”, “Chi trova un amico, trova un tesoro”, “cerchiamo persone di talento che conosci già”. No, a Stellantis le promozioni interne constano di mail dove si comunica ai dipendenti in cassa integrazione che “l’azienda è lieta di annunciare che da settembre si avrà la possibilità di acquistare una nuova vettura Maserati a condizioni dedicate a te, ai tuoi famigliari e amici. La nostra straordinaria gamma ti aspetta”. Il prezzo? Un affarone, a partire da 80mila euro circa, ma c’è lo sconto.
Forse era un suggerimento su come investire la liquidazione...

Avanti di questo passo, a colpi di battaglie di retroguardia, la sorte dei sindacati appare segnata. A Leonardo il sindacato funziona, ma anche lì la tendenza è chiara: il personale sindacalizzato è intorno al 45% ma tra i nuovi assunti non supera il 20. E questo dove le cose vanno bene...

 

 

 

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