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Sara Centelleghe uccisa dal vicino di casa indiano: l'ipotesi di un approccio respinto

Simona Pletto
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Sara Centelleghe era una brava ragazza. Dolce, solare, educata. Tra pochi giorni avrebbe compiuto 19 anni, era emozionata all’idea di prendere la patente e la maturità. Voleva fare il chirurgo estetico. La sua vita era piena di progetti. Che non realizzerà mai. È stata massacrata nella notte tra venerdì e sabato, attorno all’una, nel suo appartamento di via Nazionale al civico 142 a Costa Volpino, Comune sulle sponde del lago d’Iseo in provincia di Bergamo, per mano pare di un coetaneo di origine indiane che abita in un palazzo vicino a quello della vittima.

L’omicidio si è consumato in una manciata di minuti. In quel lasso di tempo in cui l’amica del cuore, con cui aveva trascorso la serata, l’ha lasciata da sola in casa per andare a comprare alcune bibite in un distributore automatico. Secondo la prima ricostruzione dei fatti, Sara conosceva l’indiano 19enne, ma non era con lui in confidenza. Potrebbe dunque essere un’avance rifiutata il movente del delitto. Quel che è certo è che, quando l’amica è rientrata al terzo piano del condominio a casa di Sara, ha scoperto l’orrore. La ragazza era stesa a terra, in una pozza di sangue. Dopo essere stata colpita più volte al petto, non è chiaro ancora se con un coltello da cucina o con un paio di forbici, Sara ha trovato la forza di uscire dalla sua abitazione, forse per chiedere aiuto.

 


Un disperato tentativo, durante il quale ha lasciato gocce di sangue sul pianerottolo e sulle scale. Tracce su cui ha poi lasciato le impronte (un piede sinistro nudo) il suo assassino in fuga. Troppo gravi le ferite riportate: la 18enne è caduta a terra poco dopo, ormai priva di vita. L’amica del cuore, anche lei di nome Sara, ha iniziato a gridare per chiedere aiuto. Una coppia di vicini è subito accorsa. «Ho sentito gridare e sono intervenuto. Ma ho capito subito che non c’era più nulla da fare». Ha raccontato il vicino di casa che ha tentato di tutto, anche il massaggio cardiaco, per cercare di salvarla. «Ho trovato la ragazza per terra insanguinata, con varie lacerazioni. Mi sono reso conto che era successo qualcosa prima, un’aggressione - ha aggiunto - anche vedendo le impronte sulle scale». «L’amica di Sara continuava a dire che erano in casa da sole loro due. La prima cosa a cui ho pensato è che ci fosse qualcuno di non conosciuto in casa» ha aggiunto il vicino.

Sara viveva con la madre che, al momento del delitto, non era in casa. Il padre, dal quale la madre è separata, abita in un’altra frazione vicina a Costa Volpino. I carabinieri, intervenuti subito sul posto, hanno avviato subito le indagini. Dalle prime luci dell’alba, avevano chiaro che non si trattava di un omicidio a scopo di rapina, perché nell’abitazione di Sara non era stato prelevato nulla di valore. E neppure la pista familiare sembrava plausibile. Nel giro di poche ore, grazie alla testimonianza dell’amica e ad alcuni sviluppi di indagine, gli investigatori sono arrivati a Jashan Deep Badhan, il 19enne studente di origini indiane che la notte del delitto pare si trovasse in compagnia delle due amiche. Nella stessa mattinata sono stati sequestrati nella sua abitazione diversi abiti, lenzuola e oggetti personali. A occuparsi dell’indagine ora è il sostituto procuratore di turno Giampiero Golluccio, che coordina le operazioni del nucleo investigativo dei carabinieri assieme al procuratore di Bergamo, Maurizio Romanelli. Secondo la Procura, nei confronti del ragazzo sarebbero già stati raccolti «concordanti indizi di colpevolezza».

Il 19enne, difeso dall’avvocato Fausto Micheli, ieri pomeriggio è stato portato nel carcere di Bergamo con l’accusa di omicidio volontario. Fino a ieri sera non era ancora chiaro il movente, nonostante le prime ammissioni dell’indagato che pare abbia confessato il delitto. L’ipotesi più accreditata, come detto, pare essere la pista sentimentale. Chi conosceva Sara la definisce «una ragazza tranquilla, senza nemici. Le interessavano molto il benessere, l’aiuto agli anziani e ai disabili». Così veniva descritta, lei che frequentava l’indirizzo umanistico del liceo Piana di Lovere. Le amiche ne parlano come di una ragazza «sempre molto curata, a cui piaceva essere bella e sempre in ordine». Forse anche per questo parlava di intraprendere, dopo la maturità, gli studi per diventare chirurgo estetico. Ma era comunque una ragazza riservata. Nel frattempo preparava gli esami per la patente di guida e aspettava con ansia l’arrivo di Halloween, da festeggiare con le amiche. E quel 9 novembre, giorno del suo compleanno.

«L’ultima volta che l’ho vista è stato mercoledì sera» racconta una barista del Caffè Mozart, il locale praticamente sotto casa di Sara. «Era con un’amica. Veniva spesso qui con lei. Hanno preso due cioccolate da asporto. Lo facevano spesso. Il ragazzo indiano? Sì, lo vedo spesso qui sotto ai portici con amici, ma con lei no, mai visti qui insieme». E sottolinea: Sembrava un bravo ragazzo, la sua è una famiglia integrata. Vivono lì da almeno dieci anni. Il 19enne è il più grande di tre fratelli, il padre è un gran lavoratore, la madre lavora in Comune. Siamo tutti increduli». Ieri sera, davanti all’ingresso del condominio di via Nazionale, in tanti hanno lasciato un mazzo di fiori per Sara.

 

 

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