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Giulia Cecchettin, Turetta in aula ammette la premeditazione: "Una lista di cose da fare..."

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"Voglio raccontare tutto quello che è successo". Queste le parole pronunciate da Filippo Turetta davanti alla corte d'Assise di Venezia. Il 23enne padovano di Torreglia ha ucciso Giulia Cecchettin a coltellate dopo un pomeriggio di shopping e dopo che la giovane aveva rifiutato dei regali che lui le aveva portato per convincerla a tornare insieme. Il ragazzo è arrivato in aula dal carcere di Verona insieme al suo avvocato Giovanni Caruso. L'imputato è stato chiamato a ricostruire di fronte ai pm come ha conosciuto l'ex fidanzata e perché si è reso protagonista di quel gesto omicida. 

Turetta ha ammesso in aula di aver detto "una serie di bugie" nel primo interrogatorio con il pm Andrea Petroni. Il ragazzo ha confessato che alcuni giorni prima del delitto aveva stilato la famosa "lista delle cose da fare", compreso prelevare contante con il bancomat, da gettare per far perdere le proprie tracce, così come aveva studiato in internet come evitare che la propria auto fosse individuata durante la fuga. "Ho pensato di toglierle la vita - ha spiegato Turetta al pm di Venezia -. Quella sera scrivendo quella lista ho ipotizzato questo piano, questa cosa, di stare un po' insieme e di farle del male. Ero arrabbiato, avevo tanti pensieri, provavo un risentimento che avessimo ancora litigato, che fosse un bruttissimo periodo, che io volessi tornare insieme e così…non lo so…in un certo senso mi faceva piacere scrivere questa lista per sfogarmi, ipotizzare questa lista che mi tranquillizzava, pensare che le cose potessero cambiare. Era come se ancora non la dovessi definire - ha proseguito -, ma l'avevo buttata giù".

"Nella lista scrissi che avevo bisogno di due coltelli per avere più sicurezza - ha precisato Turetta -. Non mi ricordo perché ho comprato un badile. Potrebbe essere per occultare il corpo. Pensando al fatto che fosse un bruttissimo periodo, ho iniziato a scrivere questa lista per sfogarmi, questa cosa mi tranquillizzava. In un certo senso - ha aggiunto - pensavo che le cose potessero cambiare. Cercavo un posto dove sarebbe stato possibile stare più tempo insieme, dove ovviamente sarebbe stato più difficile trovarci - ha riferito - poi dopo inevitabilmente saremmo stati trovati e quindi pensavo di aggredirla e poi... anche... togliere la vita anche a lei e poi a me. È per questo che li ho cercati". Poi il racconto dell'omicidio. "Quando Giulia è uscita dalla macchina, l'ho raggiunta da dietro, eravamo vicini al marciapiede. Forse le ho dato una spinta o forse è inciampata, ero accovacciato sopra di lei che era per terra e continuava a urlare forte. In quel momento volevo toglierle la vita". Poi lui stesso ha pensato di farla finita: "Ho provato a mettermi in testa un sacchetto dopo aver occultato il corpo di Giulia, ma non ce l'ho fatta".

Nel capoluogo veneto è arrivato anche Gino Cecchettin, il padre di Giulia. Assente, invece, l'altra figlia Elena. "Oggi e lunedì 28 non sarò presente in aula, non per disinteresse, ma per prendermi cura di me stessa - ha spiegato Elena Cecchettin in una Instagram stories -. Sono più di 11 mesi che continuo ad avere incubi, 11 mesi che il mio sonno è inesistente o irrequieto. La mia salute mentale e soprattutto quella fisica ne hanno risentito. Ho perso il conto delle visite mediche che ho dovuto fare nell'ultimo anno. Seguirò a distanza anche tramite i miei legali - ha proseguito -, tuttavia non parteciperò. Sarebbe per me una fonte di stress enorme e dovrei rivivere nuovamente tutto quello che ho provato a novembre dell’anno scorso. Semplicemente non ne sono in grado. Voglio condividere tutto questo perché penso sia giusto proteggersi quando ne abbiamo bisogno. Sono umana, come tutt3 non sono invincibile".

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