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Pisa, violenze pro-Pal? Indagati i 10 poliziotti che difendevano il posto di blocco

Giovanni M. Jacobazzi
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Sono tutti indagati i dieci poliziotti, fra cui un dirigente e due commissari, che lo scorso 23 febbraio a Pisa avevano cercato di impedire che un gruppo di manifestanti sfondasse un posto di blocco per entrare nella centralissima piazza dei Cavalieri durante un corteo pro-Palestina.

La procura del capoluogo toscano gli ha notificato ieri l’avviso di garanzia e l’invito a rendere l'interrogatorio, contestando i reati di “lesioni aggravate” e di "eccesso colposo nell’uso delle armi”. Per i poliziotti cercare di garantire l’ordine pubblico si conferma una impresa sempre più ardua: oltre al rischio di essere aggrediti e malmenati c’è anche quello di essere trascinati sul banco degli imputati per aver fatto il proprio dovere.

 

 

 

Le accuse più gravi sono per il dirigente del servizio che avrebbe “immotivatamente” dato l’ordine di non accedere nella piazza. Agli agenti viene invece contestato di aver “ecceduto” nell’uso dello sfollagente in modo non “proporzionato” e di aver colpito i manifestanti anche quando essi avevano iniziato ad indietreggiare.
La manifestazione di Pisa era in totale violazione di legge, non essendo stato presentato alcun preavviso. Anzi, gli uffici della Questura, dopo aver scoperto che sui social veniva annunciata una manifestazione di piazza per quel giorno, avevano cercato più volte, senza esito, di contattare gli organizzatori per ottenere informazioni in merito al tipo di iniziativa e al percorso. Durante il corteo erano rimasti feriti diciassette manifestanti e due agenti.

Come era subito emerso dalla visione delle immagini, i poliziotti, che al termine degli scontri si erano tutti “autoidentificati”, si erano trovati compressi contro un automezzo collocato alle loro spalle. Nel gergo tecnico era partita una “carica di alleggerimento”, consentendogli di avanzare di qualche metro e di allentare così la pressione. In precedenza infatti gli agenti avevano tenuto la posizione utilizzando i soli scudi, nonostante i manifestanti continuassero ad avanzare con spinte, calci, insulti, sputi e tentando anche di rubargli le dotazioni personali.

 

 

«Esprimo vicinanza e solidarietà ai colleghi e ho fiducia nella magistratura. Le indagini sono certo dimostreranno che l'operato dei colleghi è stato corretto, anche nei confronti dei manifestanti che avevano forzato il blocco zona interdetta», ha dichiarato Felice Romano, segretario generale nazionale del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia. «Gli agenti di polizia si trovano spesso ad operare in situazioni di grande tensione, dove le responsabilità sono enormi ed il rischio di problematiche è elevato», ha commentato invece Massimo De Angelis del Sindacato italiano lavoratori polizia Cgil Roma e Lazio. «Non è accettabile pensare», ha aggiunto, «di risolvere il problema addossando la responsabilità esclusiva ai poliziotti, che sono pochi, con un’età media alta, e costretti a lavorare molte ore senza il giusto riconoscimento economico per gli straordinari effettuati».

«Durante le manifestazioni in pochi istanti bisogna prendere delle decisioni: nessun agente va in servizio con l’intento di picchiare i manifestanti», afferma infine Graziano Montanaro, già responsabile dei servizi di ordine pubblico allo stadio Olimpico di Roma.

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