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Arcigay contro Mattarella: "Il report del Consiglio d'Europa? Arrabbiati per il suo stupore"

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Ora l'Arcigay se la prende anche con Sergio Mattarella. All'organizzazione che tutela i diritti Lgbt non è andata giù la reazione stupita del presidente della Repubblica di fronte al report dell'Ecri. "Spiace per il Capo dello Stato, il Presidente Mattarella, che con incomprensibile stupore ha reagito ai rilievi mossi dalla Commissione contro il razzismo e l'intolleranza istituita dal Consiglio d'Europa - commenta il segretario generale dell'Arcigay, Gabriele Piazzoni -. Noi invece quei fatti li abbiamo sempre denunciati, oggi perciò non ci stupiamo".

Ecco allora che Piazzoni ricorda "il pestaggio dello scorso anno di una persona transessuale a Milano, da parte degli agenti della polizia locale". "Tanto - prosegue - per citare il caso più clamoroso, che ha occupato per giorni le cronache e che traccia i contorni di una vera e propria violenza di Stato". La lista dell'associazione è lunga: "Il Consiglio d'Europa, nel rapporto della Commissione, dice molte altre cose importanti: ad esempio, raccomanda che tutti i programmi scolastici obbligatori a tutti i livelli di istruzione includano le questioni relative all'uguaglianza LGBTI. Che è esattamente il contrario di quanto sostiene la risoluzione Sasso, approvata dalla Commissione Cultura del Parlamento".

 

 

E ancora: "In tema di identità di genere, il rapporto raccomanda di garantire che il processo di riconoscimento giuridico del genere sia rapido, trasparente e accessibile e che non sia subordinato a requisiti scorretti, come procedure mediche e/o diagnosi di salute mentale. Anche in questo caso è evidente che l'Italia va in direzione opposta". Da qui la frecciata al capo dello Stato, con l'Arcigay che retoricamente si chiede: "Vogliamo stupirci se l'Europa ci bacchetta e ci richiama al pieno riconoscimento dei diritti umani e civili? No, noi non ci stupiamo, anzi ci arrabbiamo davanti allo stupore, perché tradisce la voglia di nascondere montagne di politica tossica sotto il tappeto. E invece no, di queste deriva tutta italiana dobbiamo continuare a parlare, anche per valorizzare il lavoro di chi opera nelle istituzioni e nelle forze dell'ordine con correttezza e lealtà, e si trova a dover condividere oggi la stigmatizzazione delle istituzioni europee". 

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