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Verona, se la stampa progressista beatifica il maliano che ha aggredito un poliziotto

Francesco Storace
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Nel meraviglioso mondo rosso puoi applaudire se un fior fiore di delinquente arriva dal Malí, piomba in una stazione italiana, sfascia un bel po’ di bendi Dio, tenta di ammazzare un poliziotto. E magari lo vuoi pure Santo subito. È la storia di sempre, sbirri a testa in giù gridano nei loro cortei, abbattiamo le prigioni, liberiamo chi viene qui a compiere reati. E invece sai com’è. Quel poliziotto non ci sta a finire i suoi giorni nel sangue (proprio) e spara per difendersi. Quello che voleva scannarlo diventa la vittima dell’“Italia di destra” e si scatena la solita propaganda noiosa.

Peccato che la magistratura – quella che loro esaltano quando attacca Meloni, Salvini e compagnia – già parla dell’ipotesi principale della legittima difesa e al massimo, nel caso, si possa configurare una sorte di eccesso. Ma tra i due, non c’è dubbio chi sia la persona perbene. A 26 anni quel migrante arrivato dal Malí ha tentato di uccidere l’uomo in divisa che aveva davanti. Ed è finito sottoterra perché non c’era altra maniera per salvarsi la vita da parte del poliziotto. Dice il magistrato che indaga: «Il comportamento aggressivo e apparentemente senza valido movente tenuto dal giovane Diarra Moussa era stato da lui iniziato circa due ore prima ed in una zona della città distante dalla stazione ferroviaria». Con quel coltellaccio, insomma, ci si era messo di buzzo buono per intimidire, devastare, minacciare, ferire. Con l’epilogo ormai noto.

In quelle due ore, tra le cinque e le sette del mattino, il 26enne ha aggredito due vigili impegnati nei rilievi di un incidente tra due motorini. Nello scontro, l’uomo ha buttato a terra un agente, per poi colpire alcune vetrine all’interno della stazione. Circa due ore dopo, attorno alle 7.15, il giovane si aggirava con un coltello in mano. Un assistente capo della Polfer gli ha chiesto i documenti, ma lui non ha abbassato la lama e ha continuato ad avvicinarsi. A questo punto l’agente ha sparato tre volte. Uno dei proiettili lo ha colpito al petto ed è risultato fatale, nonostante i tentativi di rianimazione da parte del poliziotto stesso e dei soccorsi giunti poi sul posto. No, Diarra Moussa non era una brava persona, nonostante il coro che si leva in suo nome dalla solita sinistra. Non ci mancherà, ha scritto Matteo Salvini sui social ed è davvero difficile non condividere il suo pensiero. Perché c’è davvero stanchezza nel pensare di dover sopportare simili presenze nelle nostre città. Forse c’è chi preferiva un poliziotto morto e un delinquente in vita. La litania inscenata da Repubblica è stata la stessa di sempre: «Aveva un lavoro ma era tormentato dal problema dei documenti».

E quindi decidi che al controllo di polizia ti metti a roteare il coltello per uccidere? E basta scorrere i commenti al tweet del quotidiano su X per capire come la pensano le persone normali... L’indignazione è il sentimento che va per la maggiore, è fortissimo il sostegno al poliziotto che ha rischiato la vita. E ovviamente non manca, da sinistra, la polemica vuota e sciocca contro Salvini, reo di aver scritto quello che pensa lui e tantissimi italiani. Un paio di esempi, davvero tristi, fra tutti. La senatrice Floridia dell’alleanza Verdi Sinistra si scatena: «È inaccettabile che un ministro esulti per la morte di un uomo, come accaduto ieri a Verona. La vita umana non può essere ridotta a un reato, al colore della pelle, allo status sociale ed economico. Il ministro Salvini si permette di ridurre il valore di una persona al suo stato sociale o alla sua origine, dimenticando che l'articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo protegge il diritto alla vita, senza distinzioni». Ilaria Salis le avrà fatto l’applauso, bene, brava, bis. Poi, tenta di conquistare per l’ennesima volta il biglietto per l’ingresso nel campo largo, il senatore Matteo Renzi che, come sempre, sa come farsi riconoscere: «Il vicepresidente del Consiglio sobilla l’odio perché tante persone diranno: avete visto questi migranti?». Il leader di Italia Viva aspetta la telefonata di plauso di Elly Schlein. E nemmeno una parola per il poliziotto che poteva morire ammazzato. Che pena...

 

 

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