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Verona, sinistra in piazza per l'immigrato col coltello: "Andava aiutato"

Alessandro Gonzato
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Domenica un immigrato ha aggredito un poliziotto, gli ha puntato il coltello, l’agente ha sparato all’assalitore – uccidendolo- e alcuni assessori del Comune di Verona – amministrato dal centrosinistra – ieri sono scesi in piazza per difendere lo straniero. Lo stesso che due ore prima della colluttazione si era scagliato contro altri due agenti della municipale, buttandone uno a terra; lo stesso immigrato, Moussa Diarra, maliano di 26 anni, che poi ha rotto le vetrine di una biglietteria e di una tabaccheria dentro alla stazione ferroviaria. Lo stesso straniero, un precedente per droga e numerosi nomi fittizi, che alle 7.15 è tornato col coltello in mano e ha dato nuovamente in escandescenze dopo che l’assistente capo della Polfer gli ha chiesto i documenti. La situazione è precipitata e lo straniero, appena fuori dalla stazione, è stato colpito da tre colpi di pistola. L’agente è finito sotto indagine per eccesso colposo di legittima difesa. Il maliano doveva presentarsi in questura il 10 ottobre per il rinnovo del permesso di soggiorno – era in Italia con un permesso speciale – ma non si era presentato. Il primo assessore a difendere l’immigrato e a chiamare i cittadini sul luogo dell’aggressione è stato Jacopo Buffolo, delega alle Politiche giovanili, infante prodigio attivissimo nel mondo Lgbt, eletto nella lista del sindaco ed ex calciatore Damiano Tommasi. Repubblica ha riportato il seguente virgolettato di una persona che ha visto il video della scena («Ricorda l’episodio di Kabobo a Milano») - ma il Buffolo su Instagram ha scritto: «A un bisogno d’aiuto si è risposto a colpi di pistola». Cercava aiuto brandendo una lama. Kabobo ha ucciso col piccone tre persone.

 

 

Torniamo all’assessore, il quale in un comunicato ha rilanciato: «Cercheremo di capire cos’ha reso un ragazzo con un percorso di integrazione avviato»- avviatissimo- «una persona aggressiva in quei termini e in quei modi (...). Noi facciamo politica con la “p” maiuscola per costruire un futuro più giusto e sicuro per tutti e tutte». La collega delegata alla Sicurezza, Stefania Zivelonghi, è perentoria: non c’è alcuna emergenza, «per natura e configurazione la zona della stazione rimane un luogo con un rischio fisiologico». Capito? Ah, dimenticavamo: per questa Zivelonghi lo straniero era «malese» (ha scritto così), non maliano, e insomma Malesia e Mali sono la stessa cosa. Di Maio era un dilettante... Alla manifestazione ha partecipato pure il movimento “Traguardi” di cui un altro assessore, Tommaso Ferrari (Transizione ecologica), è il punto di riferimento: «Partecipiamo per esprimere lo sgomento di fronte alla perdita di una vita e per manifestare la ferma condanna alle ignobili reazioni della destra nazionale e locale, a partire da Salvini». Qualche ora prima, sullo stesso piazzale, si sono riuniti alcuni esponenti di centrodestra per chiedere più rigore all’amministrazione a trazione Dem, e anche chi non c’era ha tuonato. Il deputato veronese Ciro Maschio, presidente della Commissione Giustizia alla Camera ed esponente di Fratelli d’Italia, ha condannato le dichiarazioni di Buffolo: «Gravissime le parole di un assessore di estrema sinistra che, preventivamente, avvalla chi si schiera contro le forze dell’ordine a cui va la nostra solidarietà. Secondo la sinistra, che pare ospitasse in un suo centro sociale l’immigrato irregolare accoltellatore, girare col coltello aggredendo agenti e passanti significa avere “bisogno d’aiuto” e i cattivi colpevoli sarebbero gli agenti che hanno dovuto fronteggiarlo. Una follia», ha concluso Maschio.

Tra i primi a commentare l’iniziativa della sinistra, Stefano Casali, consigliere veneto, sempre di Fdi: «Siamo esterrefatti. La morte è sempre un dramma, ma invece di attivarsi per trovare soluzioni perla sicurezza manifestano a favore dell’aggressore». Alcuni hanno puntato il dito contro le divise. Che non ci stanno. «A chi propone letture ingegnose dell’accaduto», ha replicato Felice Romano, segretario del sindacato di polizia Siulp, «ricordiamo che i poliziotti hanno pochi istanti per decidere come reagire a situazioni emergenziali, e non lo fanno a cuor leggero. Il collega, stando a quanto emerso dai primi accertamenti, sembra sia stato costretto, e ribadiamo costretto a usare l’arma». Domenico Pianese, a capo del Coisp, ha sottolineato che «è l’ennesima prova di come sia diventata allarmante la minaccia di individui spesso fuori controllo e sotto l’effetto di droghe. Mettono a rischio la vita dei cittadini. L’intervento della Polfer è stato indispensabile». Alla protesta hanno partecipato anche centri sociali e le femministe di “Non una di meno”. Repubblica dà voce anche agli attivisti del Laboratorio autogestito “Paratod@s”: «Moussa era tormentato dai problemi coi documenti. Forse era depresso». Combatteva la depressione con il coltello. Per la sinistra andava capito.

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