Giulia Manfrini "uccisa da un'Aguglia, non da un pesce spada". La ricostruzione del fidanzato
A uccidere Giulia Manfrini non è stato un pesce spada. Lo conferma in una intervista a Fanpage Massimo Ferro, il fidanzato della surfista 36enne deceduta venerdì scorso mentre cavalcava la tavola tra le onde dell'Oceano Pacifico al largo delle Isole Mentawai, in Indonesia. La ragazza, surfista e influencer, è stata trafitta infatti dal rostro di un'Aguglia imperiale, che l'ha colpita in pieno petto saltando fuori dall'acqua.
"Viveva ogni giorno come se fosse l'ultimo - la ricorda oggi Massimo, comprensibilmente commosso -. Era sempre sorridente, molto solare e curiosa di conoscere il mondo. Aveva un'estrema voglia di vivere che travolgeva chiunque incontrasse". Un entusiasmo contagioso anche attraverso i social, come si evince dalle foto, i video e i tantissimi commenti presenti sulla sua pagina Instagram.
Giulia Manfrini morta trafitta da un pesce spada: la tragedia alle isole Mentawai
.Da qualche anno la ragazza si era trasferita dall'Italia al Portogallo, proprio per inseguire la sua passione. Ma era in sostanza una giramondo. "Ci siamo conosciuti la prima volta nel 2018, avevamo fatto insieme il corso per diventare istruttori di snowboard, poi però non ci eravamo più rivisti - ricorda ancora il fidanzato -. Ci siamo incontrati di nuovo per caso a gennaio, in Giappone. Da lì avevamo iniziato a vederci e viaggiare insieme".
Giulia morta trafitta dal pesce spada, "cos'è successo davvero": un'ipotesi sconcertante tra le onde
Venerdì mattina, l'imprevedibile tragedia. "Eravamo in mare, assistiti da una barca, e Giulia aveva appena surfato un'onda. Stava risalendo nel canale e chiacchierando con altre due persone accanto a lei. Io ero poco più lontano, ero appena tornato in barca. Uno di questi pesci è saltato fuori dall'acqua e le ha trafitto il petto". Due surfisti l'hanno subito soccorsa, "io e gli altri siamo arrivati pochi minuti dopo, abbiamo cercato di rianimarla facendole il massaggio cardiaco. Mi sono alternato con un medico americano che, come noi, era lì per surfare". Purtroppo, "Giulia aveva perso tantissimo sangue. Sarebbe stato praticamente impossibile salvarla". In Indonesia, la 36enne era praticamente di casa tanto da aver fondato anche un'agenzia viaggi, Awave, ed essere diventata istruttrice di surf e apena.