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Ultrà, la parola della settimana: non solo le curve di Inter e Milan

Massimo Arcangeli
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 La parola attiene nell’uso corrente: 1) al fanatismo sportivo: il tifo ultrà, gli ultrà dell’Inter; 2) all’estremismo politico: la sinistra (o la destra) ultrà. Di più ampia circolazione al plurale (ultras), al singolare vede cadere l’accento sulla prima sillaba (ùltra) meno spesso che sull’ultima (ultrà).

Ultrà è un adattamento del francese ultra (plurale: ultras) giunto in italiano, nel primo significato indicato, dopo la Seconda Guerra Mondiale. In precedenza i nostri cugini transalpini ci avevano già “prestato” ultra - abbreviazione di ultra-révolutionnaire - per ultra-royaliste (oltreché per ultra-liberal), a indicare un radicale fautore dell’assolutismo al tempo della Restaurazione («Nome dato da’ liberali a’ loro avversari, i partigiani della monarchia assoluta»: Dictionnaire français-italien et italien-français composé sur les Dictionnaires de l’Académie de France et de la Crusca par l’abbé F. D’Alberti de Villeneuve, nouvelle édition (...), tome premier, Livourne, chez les Frères Vignozzi, 1933, alla voce ultra), e poi, durante la guerra per la liberazione dell’Algeria (1954-1962), per dire di un oltranzista schierato dalla parte della destra francese colonialista, risolutamente contraria all’indipendenza algerina.

L’origine remota di ultrà è il latino avverbiale o preposizionale ultra (“oltre”, “al di là”, “di più”, “più in là”, ecc.), sopravvissuto in alcune locuzioni fra antiche e moderne: non plus ultra (“massimo”, “limite estremo”), ultra petita (“al di là delle richieste”), et ultra (“e più ancora”). Dalla voce latina sono discesi anche l’identico prefisso (ultracentenario, ultraleggero, ultrarapido, ultrasuono, ultraterreno, ultravioletto, ecc.) e – sempre omonima – una forma antica o letteraria con valore di preposizione («de’ buon Romani el nome loro e’l regno / ampliar ultra ad ogni mortal segno», Giovanni Boccaccio, Saturno al coltivar, vv. 6-7) odi aggettivo invariabile: «Se fossi venuto anche te, così a soqquadro, la gioia sarebbe stata ultra» (Giovanni Pascoli, Lettere agli amici lucchesi, a cura di Felice Del Beccaro, Firenze, Le Monnier, 1960, p. 272). Per dire, stavolta, eccezionale.

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