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Pro-Pal a Roma, bandiere di Hezbollah e bastonate: volevano assaltare il Ghetto

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Elisa Calessi
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Trenta agenti feriti, tre ragazzi feriti, trentasei fogli di via, un fotografo colpito alla testa. È il bilancio, a sera, di una manifestazione che era stata vietata dalla Questura, ma che si è tenuta lo stesso. Parliamo del corteo pro Palestina che si è tenuto a Roma, a due giorni dall’anniversario della strage del 7 ottobre. Diecimila per gli organizzatori, la metà per la Questura- circa 7mila a vederli - si sono dati appuntamento a Piramide, nel quartiere Ostiense della Capitale. Per tre ore, non è successo niente, fatti salvi i cori contro «Netanyahu assassino, assassino di bambini», contro «Giorgia Meloni assassina», contro «Israele criminale» e «Palestina immortale». 

E ancora cori che inneggiavano a «Israele fuori dal Medioriente» e «Israele fuori da tutto il mondo». E poi altri cori che incitavano all’«Intifada fino alla vittoria» e «se non cambierà, Intifada pure qua». Cori contro il presidente americano Joe Biden, anche lui «assassino». C’erano le bandiere gialle di Hezbollah e cartelli dei Carc contro il governo Meloni. Cartelli che accusavano il governo di commerciare in armi e altri che protestavano contro il divieto di manifestare. Ma, fin lì, nessun incidente. Era una piazza composita: studenti, palestinesi, anarchici a volto coperto.

Poi, dopo lunghe trattative tra i capi della manifestazione e la polizia, le Forze dell’ordine hanno acconsentito a far muovere le persone. Non fino a piazza Vittorio, come chiedevano i manifestanti, ma per un pezzo verso viale di Porta Ardeatina. E così il corteo ha cominciato a muoversi. In testa lo striscione «Palestina e Libano unite: fermiamo il genocidio con la resistenza».

 

Il corteo, formato da Cobas, Rifondazione comunista, Cambiare Rotta, tantissimi ragazzi universitari e delle scuole superiori, ma anche tantissimi palestinesi e un gruppetto di persone con i volti coperti, ha cominciato a muoversi. All’altezza di via Ostiense, però, una decina di incappucciati, staccandosi dal corteo, ha cominciato a lanciare bottiglie, pali della segnaletica e oggetti vari contro le camionette della Guardia di Finanza che bloccavano la via, peraltro provocando l’irritazione della gran parte del corteo. La polizia, in assetto antisommossa, ha risposto con petardi, fumogeni e idranti. Una ragazza è rimasta a terra, lievemente ferita alla testa. E ferito è stato anche un agente, alle gambe. Almeno tre i ragazzi, alla fine, sono rimasti feriti.

La guerriglia si è scatenata proprio alla fine della manifestazione che fino a quel momento si era svolta senza incidente. Da una parte gli idranti, dall’altra il corteo che ha cominciato a disperdersi. Due manifestanti sono stati fermati dalla polizia. A fine giornata il bilancio è di 30 feriti tra le Forze dell’ordine, di questi 20 sono della Polizia di Stato e 4 della GdF. Mentre sono 38 i fogli di via per manifestanti provenienti da varie città tra cui Varese, Livorno, Campobasso, Brindisi, Napoli, Salerno, Torino, Firenze, Milano. Almeno quattro i fermati. Enzo Letizia, segretario nazionale dell’Associazione funzionari di Polizia, ha parlato di «violenti e teppisti» che «si sono facilmente infiltrati» tra i manifestanti «adottando le consuete tecniche di mimetizzazione». Il tutto con l’obiettivo di «scatenare atti di violenza, provocando scontri e cercando di trascinare con sé parte della folla». Una «violenza» che definisce «premeditata e orchestrata da coloro che mirano a destabilizzare l’ordine pubblico». E dire che, per tutto il giorno, i controlli erano stati a tappeto. Monitorate le stazioni dei treni, le uscite dall’autostrada. Molte persone erano state fermate e rimandate indietro. Ma non è bastato.

 

Fonti del ministero dell’Interno, in serata, osservavano che «da quanto avvenuto a Roma arriva la conferma della fondatezza delle ragioni poste alla base del divieto emesso dalla questura». La decisione di vietare il corteo, spiegavano dal Viminale, «è scaturita sulla base di valutazioni di ordine tecnico, legate a specifiche informazioni acquisite nelle scorse settimane che lasciavano presagire rischi concreti per l’ordine pubblico». Il primo fattore critico «era rappresentato dagli infiltrati intenzionati a utilizzare una più numerosa manifestazione per confondersi all’interno di un corteo più ampio e attaccare obiettivi sensibili oltre che le stesse forze dipolizia, come peraltro poi effettivamente avvenuto oggi a piazzale Ostiense». Uno schema «già visto in altre occasioni che vede le frange violente mimetizzarsi tra i manifestanti pacifici per poi poter scatenare le violenze». Il secondo fattore di rischio era legato «a possibili provocazioni e conseguenti scontri con occasionali frange contrapposte nel centro di Roma».

Volevano puntare, cioè, al Ghetto, peraltro non lontano da piazzale Ostiense. Questo, secondo le Forze dell’ordine, era l’obiettivo. Per questo, concludono le stesse fonti, «è scaturita la decisione inevitabile di vietare la manifestazione, soprattutto per evitare la formazione di un corteo per le vie di Roma che sarebbe stato difficilmente controllabile. Le immagini di oggi hanno confermato questa previsione».

In serata il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha condannato la guerriglia romana: «Esprimo la piena solidarietà, mia e del Governo, alle Forze dell'ordine, insultate e aggredite da sedicenti "manifestanti" che usano ogni pretesto per sfogare la loro assurda violenza. È intollerabile che decine di agenti vengano feriti durante una manifestazione di piazza.
Ringrazio il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, il capo della Polizia e tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lavorano per garantire la nostra sicurezza».

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