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Democrazia, il dibattito: qual è quel potere subdolo che toglie la libertà

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Corrado Ocone
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Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo di seguito uno stralcio della lectio magistralis sulla libertà che Corrado Ocone terrà oggi all’Hotel Quirinale (Roma) nell’ambito della due giorni “L’Italia dei conservatori”, organizzata da Nazione Futura e Fondazione Tatarella.

La libertà è uno dei più nobili ideali umani. Ed eroi sono considerati quanti si sono battuti o son morti per essa. Essa ha fatto battere il cuore a poeti, scrittori, uomini di scienza, profeti, gente di ogni tempo e di ogni età. La libertà, è stato detto, è come l’amore: cosa sia tutti lo sanno, esprimerla è sempre difficile. La si desidera e, a tratti, la si vive. Nella sua purezza, essa per noi umani è forse irraggiungibile: necessaria e impossibile, dicono i filosofi.

Eppure c’è una libertà più semplice ma non meno importante, con cui facciamo i conti ogni giorno: concreta, empirica, legata alle faccende e agli uomini di questo mondo e di questa nostra “storta” umanità. È la libertà che si esplica nella continua lotta che oppone gli spiriti liberi agli uomini del potere. Il potere la cerca e la insidia, vuole comprimerla, non sempre per fortuna ci riesce. È una libertà che vive nella storia, legata ai contesti sempre diversi in cui ci si trova e che la mettono a dura prova, la sfidano. È la libertà dei liberali, o meglio il liberalismo, che prima di un partito politico è una sensibilità, una cultura, una forma mentis, un metodo.

 

 

 

Nicola Matteucci, un eminente studioso bolognese di scuola liberale, definiva proprio così il liberalismo: “una continua risposta a sfide”. Sfide sempre nuove come sempre nuova è la storia, risposte che devono esserlo altrettanto. Rinchiuso in una dottrina fissa, più o meno definitiva, il liberalismo semplicemente non è, ovvero si converte nel suo contrario, in una dogmatica senza vita che si fa a suo modo autoritaria. La coscienza liberale ci interroga in ogni istante, ci responsabilizza, ci impegna, non ci permette di acquietarci in ricette in risposte preconfezionate.

L’uomo libero, al contrario del servo, è sempre in trincea, sempre pronto a cogliere le trasformazioni e i segni del tempo. Quel che apriva ieri spazi di libertà, oggi potrebbe tranquillamente chiuderli. Qui in Occidente, nel luogo ideale e storico ove il liberalismo politico è nato e si è fatto istituzione, gli spazi di libertà sembrano oggi contrarsi ogni giorno di più. Mente il potere si prende sempre più spazi, la libertà arretra. Il potere provoca, sfida, la libertà, in forme nuove, imprevedibili e impreviste, non sempre facili da capire, spesso controintuitive. Il potere si è fatto oggi subdolo e perciò più insidioso, ama mascherarsi e ingannare, si presenta come garante e non persecutore dell’uomo libero. Un esempio: il free speech, forse la più classica delle battaglie liberali, ritorna d’attualità in forme del tutto diverse da quelle del passato. Un tempo, agli albori della modernità, e poi anche oltre, era tutto chiaro, lineare.

 

 

 

Il potere ti censurava, non ti faceva parlare, ma lo faceva a viso scoperto, facendo valere la sua forza di coercizione fisica. Non era e non ci teneva ad apparire “amichevole” e “paterno”, non pretendeva di agire a garanzia della tua libertà. Oggi la sua forza manifesta è invece quella di una potenza immateriale che ti fa del male mentre dice di farti del bene, ti costruisce una falsa narrazione della realtà ma accusate di produrre fake news se provi a contraddirla, ti indica un unico binario su cui far viaggiare il treno ma dice di farlo per non farti deragliare, ti invoca ad includere i diversi ma ti esclude e giudica un diverso se includi chi dici tu, ti impone di essere equo perché siamo tutti uguali ma poi scopri che qualcuno è più uguale degli altri, ti impedisce di scegliere liberamente ciò che vuoi perché ogni tua scelta deve inserirsi in un percorso di progresso prestabilito e unilineare. Non puoi avere e manifestare dubbi o perplessità. Ti censura, ma non dopo che tu hai detto o scritto qualcosa che non ha gradito, bensì prima ancora tracciando per te il campo di gioco in cui solo puoi calciare la palla. Non ti incarcera ma ti segrega in un perimetro mentale ancora più angusto e limitato. Tecniche di disciplinamento e controllo molto raffinate.

Le vediamo all’opera ovunque e le abbiamo viste in azione, direi allo stato puro, al tempo del Covid. Ci si diceva allora che era per la nostra sicurezza che avremmo dovuto seguire regole di cui non potevamo mettere in dubbio la razionalità; che ci venivano tolti diritti fondamentali; che eravamo obbligati a vaccinarci nonostante che i vaccini non fossero stati ancora tastati né nella loro efficacia effettiva né nelle loro possibili conseguenze. Quel dibattito pubblico fondato sull’argomentazione che sempre dovrebbe accompagnare le decisioni pubbliche in una democrazia liberale, era stato allora semplicemente annullato. E spesso nell’indifferenza dei più, dei tanti che della libertà non sopportano la fatica e amano la comodità. Parafrasando Churchill, a costoro potremmo dire: “potevate scegliere fra la libertà e la sicurezza. Avete voluto perdere la libertà e non avete nemmeno ottenuto la sicurezza”.

 

 

 

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