Carmelo, l'hacker 24enne che ha violato i ministeri: il legame coi russi e lo scivolone sul sito a luci rosse
In ballo ci sono "milioni di file, l'indagine sarà lunga". Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, commenta la sconvolgente vicenda di Carmelo Miano, hacker di soli 24 anni arrestato per aver compiuto accessi nel sistema informatico del Ministero della Giustizia. Oltre a Miano, che aveva 5 identità "coperte", ci sono altri indagati tra cui i genitori, gli amici e poliziotto. All'attenzione degli inquirenti anche il fatto che Miano per i suoi accessi nei sistemi utilizzasse le password di un magistrato.
Il ragazzo ha riconosciute le sue azioni e ha anche offerto la sua disponibilità a collaborare con I magistrati. Assistito dall'avvocato Gioacchino Genchi, Miano è stato ascoltato dal gip del tribunale di Napoli che si è riservato la decisione sull'arresto. I reati contestati sono accesso abusivo a strutture informatiche e diffusione di malware, commessi in concorso con altri tre indagati ok. Nel corso dell'interrogatorio Miano, originario di Gela ma residente a Roma dove è stato arrestato, ha ammesso di aver violato la piattaforma informatica del Ministero della giustizia e anche di essere entrato nella mail di alcuni magistrati, oltre che nei sistemi del Ministero dell’Interno, della Guardia di Finanza e della Tim, commessi dal 2021 alla data dell’arresto, già qualche mese dopo la prima perquisizione della Procura di Brescia.
Il giovane ha però categoricamente escluso di avere arrecato qualsiasi tipo di danneggiamento dei sistemi informativi istituzionali violati. L'avvocato Genchi ha chiesto la dichiarazione di incompetenza dell'autorità giudiziaria di Napoli e la trasmissione degli atti alla Procura di Perugia in quanto l’indagato ha ammesso di essere anche entrato nella corrispondenza elettronica delle webmail istituzionali di pubblici ministeri di Brescia, Gela, Roma e Napoli.
Miano aveva creato una rivendita illegale virtuale con un nome curioso, Berlusconi Market. Aveva tre milioni di dollari in bitcoin e dalla sua casa alla Garbatella coltivava legami con gli hacker russi, ad esempio Russian Market 99: "Un sito di e-commerce del Criminal Hacking dedicato alla vendita illegale di informazioni sensibili come password, dati bancari e carte di credito, particolarmente orientato all’Italia", spiegano gli inquirenti negli atti. A incastrarlo una leggerezza clamorosa: si è collegato in chiaro a un sito a luci rosse, permettendo così agli investigatori della polizia postale di individuarlo.
"Abbiamo ottenuto risultati importanti. Ci sono milioni di file audio e video, milioni di documenti e quindi l'indagine sarà lunga", ha spiegato Gratteri ai giornalisti, a margine di un incontro con gli studenti a Casola. "I miei colleghi hanno lavorato benissimo. E' un settore di eccellenza della Procura di Napoli che fa scuola in Italia. Abbiamo utilizzato tecniche di indagine avanzate. Abbiamo anche 'imparato', seguendo l'Hacker, cose nuove". "Siamo stati bravi a riuscire a seguire il suo percorso - conclude Gratteri - e a tirare la rete nel momento in cui ci serviva nel senso che potevamo anche arrestarlo un mese fa, però era importante arrestarlo in determinati contesti mentre operava".