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500 in fiamme (e non era in carica), "vivi per miracolo": auto elettrica, è allarme

Giorgio Valleris
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Quella che poteva essere una tranquilla domenica mattina si è trasformata in un inferno per Stefano Negro, abitante di Pantigliate, piccolo centro a sudest di Milano. La sua Fiat 500 elettrica è andata a fuoco improvvisamente e le fiamme hanno distrutto il garage e danneggiato la villetta dove vive. Sono le 8 di mattina quando Negro, appena sveglio, sente una forte esplosione che fa vibrare la casa. Scende di corsa in taverna e viene investito da una nuvola di fumo nero. La sua vettura è in fiamme. La stessa auto con la quale, di lì a pochi minuti, avrebbe dovuto raggiungere suo padre che si trova in una Rsa vicino a Pavia.

«Ci vendono delle bombe. Siamo vivi per un soffio, per fortuna stavolta non è morto nessuno ma ci siamo andati vicini» dice lui, che racconta con grande lucidità quegli interminabili istanti di terrore in un video pubblicato sul sito del Cittadino di Lodi. Difficile capire cosa possa aver causato l’esplosione della vettura che si trovava spenta in garage e non era nemmeno in carica. Un’auto che aveva solo due anni di vita. I vigili del fuoco di Gorgonzola sono intervenuti e sono riusciti a spostarla fuori dal garage.

 

 

 

«Si è trattato di un intervento durato circa un’ora che ha condotto la squadra di Gorgonzola», spiega Carlo Cardinali, funzionario del Comando dei Vigili del fuoco di Milano, «rispetto all’incendio di un’auto a benzina o diesel, che si risolve nel giro di una decina di minuti, quello per un’auto elettrica è più complesso perché bisogna allagare completamente il cosiddetto sarcofago, ovvero l’area sotto l’abitacolo dove sono alloggiate le batterie ed è quello che abbiamo fatto. Alcuni costruttori hanno previsto dei fori dove possiamo inserire i nostri tubi e questo facilita il compito, ma non tutte le auto li hanno».

«I pompieri intervenuti sul posto sono stati bravi a portare il veicolo a cielo aperto e questo ha evitato danni maggiori. Confermo che la vettura non era collegata alla rete elettrica: difficile dire come mai queste batterie, allo stesso modo di quelle di smartphone e monopattini, possano prendere fuoco anche quando non si trovano in carica» conclude Cardinali. Per almeno un’orale fiamme sono divampate distruggendo la taverna e rendendo alcune stanze della casa inagibili. Così Negro ora si trova ospite da parenti e non potrà fare ritorno nella propria abitazione almeno fino a quando i periti non avranno completato i loro accertamenti e lo stabile non sarà tornato ad essere completamente sicuro. «Non è la prima auto elettrica che va a fuoco e non sarà l’ultima, ma quando capita a te è tremendo», dice lui che, d’accordo con il suo legale, sceglie di non rilasciare altre dichiarazioni sull’accaduto.

 

 

 

Un episodio che, per quanto circoscritto, rimanda alle cronache degli ultimi mesi e pone interrogativi sulla completa sicurezza dell’auto elettrica. Dopo il problema ai freni che ha imposto il maxi richiamo di circa 1,23 milioni del pick-up Ram 1500, l’agenzia di stampa Reuters riporta la notizia di un difetto di progettazione che aumenta il rischio incendio su due modelli ibridi a marchio Jeep: i Wrangler 4xe prodotti dal 2020 al 2024 ed i Grand Cherokee 4xe dal 2022. Stellantis ha confermato l’operazione di richiamo che coinvolge un totale 194.000 Suv ibridi plug-in (di cui 154.000 negli Usa), sebbene stimi al 5% la quantità di esemplari concretamente esposti al rischio incendio.

Solo due giorni fa, il costruttore cinese BYD ha ufficializzato la procedura di richiamo per 97.000 auto elettriche (sulle circa 750mila vendute). Coinvolti i due modelli più venduti: Dolphin e Yuan Plus. Il problema può portare a un rischio di incendio a causa di un difetto alla centralina del servosterzo. Lo scorso 1 agosto, in Corea del Sud le fiamme hanno devastato un garage sotterraneo, danneggiando gravemente 140 automobili, tra cui una Mercedes-Benz EV. L’incendio, che ha richiesto circa otto ore per essere domato, ha costretto alcuni residenti a cercare rifugi temporanei. Per questo, il governo di Seul ha appena istituito un programma che obbliga i costruttori a comunicare al pubblico il tipo di accumulatori utilizzato sulle proprie auto. L’eco dell’episodio coreano ha aperto la riflessione anche negli Usa (dove il parco “e”) supera di poco il milione e si attesta attorno all’8% del totale). Secondo Automotive News, solo nella città di New York dal 2019 ad oggi, si sono registrati 733 casi di incendio di vetture elettriche ed e -bike, con la morte di 29 persone e il ferimento di 442.

 

 

 

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