Filippo Turetta, lettera ai genitori dal carcere: "Rinnegatemi, non sono neanche riuscito a uccidermi"
"Ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto. Non sono neanche riuscito ad uccidermi. Vivrò la mia intera vita in carcere, non potrò più laurearmi, conoscere persone, avere una famiglia e godere di quello che ho già…": Filippo Turetta, a processo per l'omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin a Vigonovo a novembre dell'anno scorso, lo ha scritto in una lettera indirizzata ai genitori e pubblicata dal Corriere della Sera. Questa missiva il ragazzo l'avrebbe scritta mentre si trovava nel carcere di Halle, in Germania, subito dopo essere stato arrestato al termine di una fuga in auto durata otto giorni.
Parlando della Cecchettin, poi, ha scritto: "Ho perso la persona più importante della mia vita, la persona che è tutto per me e che da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale che potessi mai incontrare… e tutto questo per colpa mia… Non so perché l’ho fatto, non avrei mai pensato o voluto succedesse niente del genere. Io non sono cattivo, lo giuro…. Vorrei tutto tornasse indietro e non fosse successo niente…". Rivolgendosi ai genitori, invece, ha aggiunto: "Spero che tutto questo non influenzi la vostra vita in peggio. Spero che nessuno vi giudichi negativamente, vi guardi male, rovini la vostra situazione lavorativa o affettiva o le amicizie. Non c’entrate assolutamente niente… anzi, dovreste essere aiutati perché siete sempre stati degli ottimi genitori… mi avete sempre educato al meglio...".
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Infine, Turetta si è detto d'accordo con la possibile decisione della mamma e del padre di rinnegarlo: "Capirei e accetterei se d’ora in poi volete dimenticarmi e rinnegarmi come figlio… e probabilmente sarebbe la scelta migliore per la vostra vita. Io stesso non so se ho ancora il coraggio di farmi vedere da voi… Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me…".
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