Peste Suina, "zona rossa grande come la Lombardia": ore drammatiche per gli agricoltori
A mille giorni dal primo caso di Psa nei boschi di Ovada oggi la zona rossa che delimita l’epidemia si è spinta dall’Alessandrino a sud, fino alle province di Genova e La Spezia, a nord ha raggiunto Vercelli e Novara, attraverso l’Appennino tosco-emiliano ha fatto ingresso nel sancta sanctorum Parmense, proprio Langhirano, sede del prosciutto crudo più famoso al mondo.
E a ovest la peste è arrivata a Milano, Busto Arsizio, Rho, Lodi, quindi Pavia e Piacenza premendo su un territorio fondamentale per la produzione di prosciutti Dop: Cremona, Mantova e Brescia. In particolare, sono state ritrovate - 2.400 carcasse di cinghiali morti, 45 allevamenti spazzati, 60.000 maiali abbattuti. Il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, ha scritto una lettera al Governo in cui illustra quella che è la situazione attuale: “La diffusione della peste suina africana ha ormai raggiunto livelli allarmanti mettendo a rischio non solo la salute animale, ma l'intera filiera suinicola del nostro Paese, un settore cruciale per l'economia nazionale e per la tutela delle nostre produzioni di qualità”.
"Non escludo l'abbattimento dei cinghiali": peste suina, l'allarme di Lollobrigida
Per Prandini "è indispensabile”, si legge nella lettera di Prandini, “garantire la certezza degli indennizzi per i danni subiti, magari attraverso fondi emergenziali, coprendo non solo le perdite dovute agli abbattimenti, ma anche i mancati guadagni legati al fermo aziendale forzato”. I focolai registrati oggi sono cinquanta, soprattutto in Lombardia. "La situazione non è più sostenibile", scrive Confagricoltura, “bisogna individuare subito una via d'uscita e permettere la sopravvivenza delle aziende agricole”. Il commissario Filippini preferisce smorzare l'allarme e spiega che "definire questa epidemia drammatica è esagerato”. Per il presidente di Coldiretti Padova, invece, i cinghiali, così diffusi sul nostro territorio, "sono una seria minaccia. L’attività di contenimento va ampliata e intensificata, i sindaci del territorio la pensano come noi”. Inoltre, ad allarmare è anche un'altra malattia: la lingua blu (febbre catarrale degli ovini). Lombardia, Calabria e Piemonte sono tra le regioni più colpite e in Sardegna la patologia sta dilagando. Nell'Isola i focolai sono oltre 2.100 con quasi 9.000 ovini morti, questo secondo i dati dell'Istituto zooprofilattico sperimentale sardo.
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